Quando ero ragazzo dicevo che non volevo vivere troppo a lungo, uno di 50 anni mi sembrava vecchio e brutto e flaccido e soprattutto antipatico e io pensavo meglio morire prima di diventare cosi'.
Poi a 50 ci sono arrivato in qualche modo anche io, e ho scoperto che:
- Intanto la testa e' sempre quella. Cambia l'aspetto esteriore, e un po' s'impara cone comportarsi in pubblico, ma sotto sotto se uno e' nato testa di kaiser, morira' testa di kaiser.
- Da quanto detto sopra, consegue che quelli che mi sembeavano vecchi e brutti e antipatici era perche' erano antipatici di per se', non perche' avevano passato la cinquantina. Il problema era che quelli simpatici non ci facevo caso, mentre quelli che devono per forza far prediche ai giovani li notavo di piu' perche' grattugiavano i cojomberi.
Adesso dico che non vorrei arrivare a 90 anni e passare un giorno dopo l'altro in un letto d'ospedale con un tubo nel pisello, ma se da giovane non volevo arrivare a 50 e poi ho cambiato idea quando ci sono effettivamente arrivato, probabilmente se e quando arrivo a 90 pensero' che in fondo non e' tanto male.
Ci sono le piccole gioie della vita, come osservare l'infermiera che si china sul letto accanto (peccato quel tubo...), guardare telefilm in tv senza piu' riuscire a capire quale e' il film e quale la pubblicita', e non fregarsene nemmeno. Mangiare gelati si puo' farlo anche senza denti, e probabilmente una volta arrivato a quell'eta' si puo' ottenere un bel po' di droga dal dottore, tanto ormai anche se prendi il vizio chettefrega...
Insomma, adesso ci sembra orribile l'idea di essere vecchissimi, un po' rincojoniti, e non conpletamente autosufficienti, ma una volta arrivati li' noi stessi, tra tv, gelati, morfina, rincojonimento naturale, e infermiere che si chinano, credo che almeno alcuni di noi potrebbero trovare che dopo tutto vale ancora la pena di vivere.
Età per morire
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Re: Età per morire
Io punto a non arrivare decrepito. Poi magari non ci arrivo neanche alla vecchiaia, nel caso...
E' uno dei motivi per cui mi alleno ogni santo giorno. Si, ci attacchiamo alla vita, l'ho visto con mio nonno e il tumore.
Quando la morte ti guarda in faccia e hai qualcosa da perdere, non c'è santo che tenga.. Ti aggrappi a tutto..
La morte è la più grande fonte di ispirazione dei viventi. Ci ricorda che abbiamo un timer, ci ricorda che ogni momento è prezioso... E' poetico, se non ci fosse la morte la vita non sarebbe così divertente, non sarebbe neanche reale, un sogno.. A me l'idea del sogno proprio non mi entra in testa, c'è la morte di mezzo a ricordarmi che quello che sto vivendo è reale, altro che illusione... E ci tengo alla vita, in modo fortissimo.. E non credo alle favole... Una coscienza cosmica si, ma io so che non ci sarò più, come prima che io nascessi non c'ero, a questo pensiero a volte provo fastidio, a volte ci sto male, a volte ho paura....
Raramente ci rido sopra, soprattutto al pensiero che forse le persone andate ci sono ancora, in un modo o nell'altro, e si divertono alle nostre spalle..
E' un sogno, una fantasia... La realtà la nascondiamo tutti, in un modo o nell'altro.

Quando la morte ti guarda in faccia e hai qualcosa da perdere, non c'è santo che tenga.. Ti aggrappi a tutto..
La morte è la più grande fonte di ispirazione dei viventi. Ci ricorda che abbiamo un timer, ci ricorda che ogni momento è prezioso... E' poetico, se non ci fosse la morte la vita non sarebbe così divertente, non sarebbe neanche reale, un sogno.. A me l'idea del sogno proprio non mi entra in testa, c'è la morte di mezzo a ricordarmi che quello che sto vivendo è reale, altro che illusione... E ci tengo alla vita, in modo fortissimo.. E non credo alle favole... Una coscienza cosmica si, ma io so che non ci sarò più, come prima che io nascessi non c'ero, a questo pensiero a volte provo fastidio, a volte ci sto male, a volte ho paura....
Raramente ci rido sopra, soprattutto al pensiero che forse le persone andate ci sono ancora, in un modo o nell'altro, e si divertono alle nostre spalle..
E' un sogno, una fantasia... La realtà la nascondiamo tutti, in un modo o nell'altro.
Re: Età per morire
Quanto brutta e' la paura!!! Io per non cedere ho dovuto sostituirla con la rabbia e poi gradualmente passare dalla rabbia all'accettazione, con mooolta calma... Tutti a dire che non hanno paura della morte... E io qui come un pirla che devo ancora trovare qualcuno che parli liberamente di tumori e omicidi e suicidio senza scandalizzarsi. O qualcuno, ancora piu' raro, a cui non importa nulla di vivere
Sounds of life inside
Re: Età per morire
SICURAMENTE 18 ANNI. restare sempre bambini, ingenui ragazzetti, troppo fragili per sostenere la potenza del mondo. Peccato, essere ancora qui.
Chacun son cirque.
Re: Età per morire
L'eta giusta per morire? Penso sia un range. Tipo è una cosa soggettiva ma vivere un secondo e poi schiattare non mi sembra il caso. Penso che vada dai 15 in su. Ma ti deve proprio stare sul cazzo la vita a questo punto. Del resto l'età giusta per morire,
Penso sia 100 anni cosi da dire di aver vissuto per un secolo e fare numero tondo anche perché morire a 99 anni mi starebbe un po' sul cazzo
Penso sia 100 anni cosi da dire di aver vissuto per un secolo e fare numero tondo anche perché morire a 99 anni mi starebbe un po' sul cazzo

Tutto quello che scrivo è falso alla fine che minchia so io 

- eterodosso
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- Iscritto il: sab nov 28, 2015 7:16 pm
Re: Età per morire
Necessità di eutanasia a parte, la cosa migliore sarebbe morire con almeno 6 mesi di preavviso, tanto per cercare di fare una parte delle cose sempre rimandate o accantonate per paura delle conseguenze. Escludo, ovviamente: malattie lente, martirio jihadista e altre forme di suicidio programmato. Una cosa tipo il finale di "Dio esiste e vive a Bruxelles" (film da non perdere).
Re: Età per morire
...ancora, con 'sto thread?
Ma siete morbosi, siete.
Mettetevelo in testa, non esiste ne' l'eta' giusta per morire, ne' quella sbagliata. Si muore e basta.
Med, se ancora non avevi trovato uno che non si scandalizza, eccomi qui: non ho mai avuto problemi ad accettare il fatto che qui si muore, anzi devo dire che c'e' gente che mi considera "cinico" e "senza cuore", soltanto perche' rifiuto di prendere parte alla commedia ridicola che viene messa in scena ogni volta che muore qualcuno.
In realta' non mi e' mai veramente dispiaciuto della morte di qualcuno; al limite poteva rattristarmi il fatto che non avrei piu' potuto vedere quella persona, oppure poteva farmi incazzare l'ingiustizia di un bravissimo ragazzo morto giovane senza aver avuto il tempo di godersi la vita, mentre tanti figli di puttana invecchiano felicemente, in buona salute, pieni di soldi e di figa, e muoiono felicemente d'infarto mentre scopano una seconda o terza moglie abbastanza giovane da poter essere la nipotina.
Cosi' va il mondo, a chi tanto e a chi niente, ma non dobbiamo stupirci del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi ci si attacca alla vita anche se e' stata una vita di merda, e si cerca di di restare vivi con tutta la forza anche sapendo che siamo spacciati e che vivere un altro giorno non significa altro che prolungare di un giorno la sofferenza.
Non dobbiamo meravigliarci di questo fenomeno e soprattutto non dovremmo usarlo come trampolino per lanciare le solite iperboli da preti e politici a su La Vita e il suo valore, la sua sacralita' e balle simili.
In realta' quello che ci fa attaccare all' ultima falsa speranza, quello che fa aggrappare alle pagliuzze il tizio che sta affogando, e' l'istinto animale per la sopravvivenza. Non c'e' niente di mistico in tutto cio'; e' solo un meccanismo naturale radicato profondamente in tutti gli animali, scimmie glabre comprese, semplicemente perche' gli individui in cui questo istinto era assente o non abbastanza sviluppato sono morti senza riuscire a riprodursi.
In questa ottica il discorso che ho fatto prima a proposito dei 50 che sembrano orribili quando si e' ragazzi ma non male quando ci si arriva, e poi l'orrore all'idea di essere anziani, rincojoniti, e non autosufficienti, che diventa in qualche modo sopportabile una volta che ci si arrivi, sia pure con l'aiuto di gelati, morfina, e spettacoli televisivi ideati scritti e interpretati da deficienti.
Il fatto e' che col ragionamento diciamo "meglio morire che X", ma quando X bussa alla porta, l'istinto di sopravvivenza prende il sopravvento.
Dopo tutto, il ragionamento astratto avviene nella parte piu' esterna del cervello, che abbiamo sviluppato da "poco" tempo.
In termini evoluzionistici "poco" tempo sono comunque un bel po' di millenni, ma l'istinto di sopravvivenza, insieme ad altri meccanismi mentali "automatici" risiede nella parte piu' centrale del cervello, quella che abbiamo in comune con tutti gli animali dotati di cervello, uccelli e rettili compresi, e quella e' la parte piu' antica del nostro cervello, ce l'avevamo gia' diversi milioni di anni prima che decidessimo che era ora di scendere dagli alberi, e ancora milioni di anni prima di cominciare a usare energia derivata dal cibo per mantenere la temperatura corporea, piyttosto che lasciar fare al sole.
E' per questo che quando sentiamo la morte avvicinarsi ci aggrappiamo alla vita con tutta la forza anche quando il ragionamento ci dice che e' una battaglia persa; l'istinto di sopravvivenza funziona a un livello molto piu' primordiale.
Da tutto cio' consegue che per quanto possiamo discutere su quale sia l'eta' giusta per morire, una volta raggiunta ci sembrera' inevitabilmente un'eta' alla quale si potrebbe benissimo continuare a vivere un altro po'; quindi, tutti questi discorsi sull'eta' per morire e sulle cose alle quali preferiremmo la morte, sono nella maggioranza dei casi solo chiacchiere. Quando il momento arriva, si cerca di rimandare. Anche sapendo che ci aspetta una morte lenta e dolorosa, la decisiine del suicidio per quanto razionale resta comunque difficile da prendere e difficilissima da mettere in atto.
Per concludere, non esiste un'eta' giusta per morire. Esiste un'eta' sbagliata per vivere, ed e' quella compresa tra la nascita e la sepoltura, per la semplice ragione mirabilmente spiegata da un proverbio che ho sentito citare in un film: La vita e' come la scaletta del pollaio: corta, e piena di merda.
E visto che siamo in argomento di film, ci metto anche una citazione di Toto':
"... e ricordatevi, che tutti dovete morire!"
Ah, una correzione. Non e' vero che non mi e' mai dispiaciuto veramente per la morte di qualcuno. Qualche mese fa mi e' morto il cane, e ci sono rimasto malissimo.
Ma siete morbosi, siete.
Mettetevelo in testa, non esiste ne' l'eta' giusta per morire, ne' quella sbagliata. Si muore e basta.
Med, se ancora non avevi trovato uno che non si scandalizza, eccomi qui: non ho mai avuto problemi ad accettare il fatto che qui si muore, anzi devo dire che c'e' gente che mi considera "cinico" e "senza cuore", soltanto perche' rifiuto di prendere parte alla commedia ridicola che viene messa in scena ogni volta che muore qualcuno.
In realta' non mi e' mai veramente dispiaciuto della morte di qualcuno; al limite poteva rattristarmi il fatto che non avrei piu' potuto vedere quella persona, oppure poteva farmi incazzare l'ingiustizia di un bravissimo ragazzo morto giovane senza aver avuto il tempo di godersi la vita, mentre tanti figli di puttana invecchiano felicemente, in buona salute, pieni di soldi e di figa, e muoiono felicemente d'infarto mentre scopano una seconda o terza moglie abbastanza giovane da poter essere la nipotina.
Cosi' va il mondo, a chi tanto e a chi niente, ma non dobbiamo stupirci del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi ci si attacca alla vita anche se e' stata una vita di merda, e si cerca di di restare vivi con tutta la forza anche sapendo che siamo spacciati e che vivere un altro giorno non significa altro che prolungare di un giorno la sofferenza.
Non dobbiamo meravigliarci di questo fenomeno e soprattutto non dovremmo usarlo come trampolino per lanciare le solite iperboli da preti e politici a su La Vita e il suo valore, la sua sacralita' e balle simili.
In realta' quello che ci fa attaccare all' ultima falsa speranza, quello che fa aggrappare alle pagliuzze il tizio che sta affogando, e' l'istinto animale per la sopravvivenza. Non c'e' niente di mistico in tutto cio'; e' solo un meccanismo naturale radicato profondamente in tutti gli animali, scimmie glabre comprese, semplicemente perche' gli individui in cui questo istinto era assente o non abbastanza sviluppato sono morti senza riuscire a riprodursi.
In questa ottica il discorso che ho fatto prima a proposito dei 50 che sembrano orribili quando si e' ragazzi ma non male quando ci si arriva, e poi l'orrore all'idea di essere anziani, rincojoniti, e non autosufficienti, che diventa in qualche modo sopportabile una volta che ci si arrivi, sia pure con l'aiuto di gelati, morfina, e spettacoli televisivi ideati scritti e interpretati da deficienti.
Il fatto e' che col ragionamento diciamo "meglio morire che X", ma quando X bussa alla porta, l'istinto di sopravvivenza prende il sopravvento.
Dopo tutto, il ragionamento astratto avviene nella parte piu' esterna del cervello, che abbiamo sviluppato da "poco" tempo.
In termini evoluzionistici "poco" tempo sono comunque un bel po' di millenni, ma l'istinto di sopravvivenza, insieme ad altri meccanismi mentali "automatici" risiede nella parte piu' centrale del cervello, quella che abbiamo in comune con tutti gli animali dotati di cervello, uccelli e rettili compresi, e quella e' la parte piu' antica del nostro cervello, ce l'avevamo gia' diversi milioni di anni prima che decidessimo che era ora di scendere dagli alberi, e ancora milioni di anni prima di cominciare a usare energia derivata dal cibo per mantenere la temperatura corporea, piyttosto che lasciar fare al sole.
E' per questo che quando sentiamo la morte avvicinarsi ci aggrappiamo alla vita con tutta la forza anche quando il ragionamento ci dice che e' una battaglia persa; l'istinto di sopravvivenza funziona a un livello molto piu' primordiale.
Da tutto cio' consegue che per quanto possiamo discutere su quale sia l'eta' giusta per morire, una volta raggiunta ci sembrera' inevitabilmente un'eta' alla quale si potrebbe benissimo continuare a vivere un altro po'; quindi, tutti questi discorsi sull'eta' per morire e sulle cose alle quali preferiremmo la morte, sono nella maggioranza dei casi solo chiacchiere. Quando il momento arriva, si cerca di rimandare. Anche sapendo che ci aspetta una morte lenta e dolorosa, la decisiine del suicidio per quanto razionale resta comunque difficile da prendere e difficilissima da mettere in atto.
Per concludere, non esiste un'eta' giusta per morire. Esiste un'eta' sbagliata per vivere, ed e' quella compresa tra la nascita e la sepoltura, per la semplice ragione mirabilmente spiegata da un proverbio che ho sentito citare in un film: La vita e' come la scaletta del pollaio: corta, e piena di merda.
E visto che siamo in argomento di film, ci metto anche una citazione di Toto':
"... e ricordatevi, che tutti dovete morire!"
Ah, una correzione. Non e' vero che non mi e' mai dispiaciuto veramente per la morte di qualcuno. Qualche mese fa mi e' morto il cane, e ci sono rimasto malissimo.