
Produrre inchiostri naturali è in realtà abbastanza difficile: prima sbagli cento volte, e poi trovi la ricetta che da una buona resa e ti rende il risultato che cercavi.
Faccio questa premessa perché mi misuro seriamente con questo campo da qualche mese e sono più le volte in cui ho buttato il prodotto per ripartire da capo, che quelle in cui lo ho fatto giusto al primo colpo - è un po' un obbligo quindi misurarsi con questo genere di fallimento.
Innanzitutto, distinguerei in 2 grandi gruppi di inchiostri:
- quelli di origine organica, che sfruttano la capacità colorante di sostanze per lo più di origine vegetale (in realtà esistono anche alcuni pigmenti di origine animale, ma attualmente non li ho ancora considerati quindi restano un'enorme incognita); in questo caso, la capacità di colorazione dell'inchiostro dipende: a) dalla capacità colorante della sostanza estratta dalla pianta b) il colore si sviluppa da un'eventuale reazione indotta nel processo di produzione dell'inchiostro
- quelli di origine minerale, la cui capacità colorante dipende dalla capacità della polvere minerale di creare sospensioni insieme ad acqua e resine (gomma arabica in genere)
Siccome il mio lavoro è produrre supplementi per esoteristi, spesso non interessa (come in campo artistico) il colore dell'inchiostro, la sua persistenza, e la resa finale, ma solo il metodo e il materiale con cui esso è prodotto. Per fare un esempio pratico, sto mettendo giù in questo periodo qualche riga per lavorare un inchiostro di mirra secondo la base tradizionale riportata nei Papiri di Leida, so già che il risultato sarà un inchiostro di un giallognolo pallido e piuttosto trasparente, che non scriverà quasi per niente, ma a fini rituali va bene così.
Questo non toglie che ci sono comunque metodi per produrre in modo artigianale un inchiostro performante sotto tutti i punti di vista.
Quando ho iniziato a studiare la questione, la prima cosa a cui ho dovuto piegarmi è stata non dividere in modo stringente le categorie inchiostro/colorante/acquarello/altre forme di colore più o meno liquido. Il fatto è che spesso una categoria confluisce nell'altra: non è impossibile preparare un acquarello che, al posto che essere in pastiglia, sia liquido in boccetta e utilizzabile con pennino, perché alla fine si tratta comunque della stessa tipologia di elementi impiegati nella produzione di un inchiostro, solo in dosaggio differente.
Se volessimo fare una sintesi, la base di ogni colore è:
pigmento + legante + diluente + additivi
I pigmenti possono essere:
- polveri minerali o vegetali
- estratti vegetali (es infusi e decotti)
- polveri di origine animale (es la porpora di murice, difficile ma non impossibile da trovare)
I leganti in genere sono:
- gomma arabica (la più usata, anche se il prodotto finito una volta asciutto potrebbe risultare facile a scagliarsi)
- gomma mastice
- gomma dammar
I diluenti:
- acqua
- alcol
- altri, a seconda del materiale di partenza
Gli additivi dipendono in modo più concreto dal prodotto che si vuole ottenere e dalla ricetta di partenza:
- miele + amido + fiele di bue nel caso dell'acquarello
- glicerina nel caso degli inchiostri a base di gomma arabica per poter attutire la fragilità del prodotto asciutto
- colla di pesce, opacizzanti, cere, trementina, e una marea di altre cose
Nel Medioevo, l'inchiostro nero si faceva o con il nerofumo (nerofumo + gomma arabica + fiele di bue) o con la noce di galla. Questo secondo è un inchiostro ferro-gallico molto più stabile rispetto a quello prodotto con il nerofumo, più facile a fissarsi sulla pergamena e sulla carta. La ricetta tradizionale prevede l'uso di galla polverizzata + solfato di ferro + gomma arabica in soluzione acquosa: esposto all'aria per lungo tempo, il solfato di ferro ossida i tannini contenuti nella galla, dando colorazione nerastra (spesso tendente al bruno).
Altri inchiostri (come quello dorato o argentato) erano sospensioni di polveri metalliche in una soluzione di acqua + gomma arabica. Il rosso era in genere prodotto dalla cocciniglia o dal sangue di drago (una resina).
Per quanto riguarda inchiostri con base vegetale, il problema è che muffiscono nel giro di qualche settimana e questo alla lunga li rende inutilizzabili. Per questo è bene aggiungere degli agenti conservanti (in genere dei biocidi solubili o insolubili in acqua) se il pigmento è a base acquosa, o lavorare preferenzialmente con base alcolica.
Con la composizione infuso in acqua + miele + glicerina + fiele di bue o acqua + gomma arabica attualmente ho prodotto un inchiostro di malva. Sto confrontando i due risultati. Inizialmente il colore della soluzione è violetto, diventa rosso cupo man mano che procede l'ossidazione. Sulla carta, la resa colorante sembra essere abbastanza buona in entrambi i casi, ma il primo dura soltanto qualche settimana, a causa della presenza di miele che favorisce lo sviluppo di muffe. Si starà a vedere.
Con un sistema simile, aggiungendo al preparato ottenuto bianco titanio (un pigmento minerale), si può ottenere della vernice abbastanza coprente di colore lilla (che utilizzo per verniciare il legno prima di laccarlo), oppure aggiungendo amido si ottiene una sorta di acquarello piuttosto liquido (comunque ulteriormente da diluire per essere utilizzato come colore sulla tela).
La prossima lavorazione che affronterò sarà l'inchiostro fatto partendo dal sangue di drago, e quello ferro-gallico, che per ora restano relegati alla mera teoria.
Per quanto riguarda i chiodi di garofano, che citava Aryaman nella mia presentazione, non penso sia fattibile: da quello che sapevo, i chiodi di garofano o l'essenza di chiodi di garofano sono aggiunti come agente conservante (cosa che, ammetto, non ho ancora provato perché prima mi interessa vedere come reagiscono le misture senza agenti conservanti).
Invece, su quello fatto partendo dal tè dovrei documentarmi, perché proprio non ne ho mai sentito parlare.
