Nei miei 40 anni di vita ho sempre cercato di colmare questo “vuoto”, vivo di ossessioni e un’ ossessione sbiadita, so che devo colmarla con una nuova ossessione.
Anche con le droghe, ho avuto questo rapporto conflittuale, periodi intensi di usi e abusi di diverse sostanze, poi interrotti bruscamente, perché non mi facevano più l’effetto dei primi tempi, non mi appassionavano più, non mi divertivano più e allora scappavo da quella sensazione di noia, di già visto, di già conosciuto, in cerca di una nuova sensazione in grado di risvegliarmi curiosità e passioni.

La prima canna l’ho fatta quando avevo 14 anni, ricordo che non sapevo rollare e facevo svuotini con le sigarette, andavamo a ballare e ci stonavamo con quello che era la novità dell’ epoca, vodka alla frutta ( ora se solo sento l’odore di una vodka al melone o alla pesca, rabbrividisco

La settimana successiva, ancora niente ecstasy, così mi avvicinai per la prima volta agli acidi, avevo sempre temuto l’ assunzione di LSD, ma sapevo che un’altro sabato notte a vagare alla ricerca disperata, non l’avrei potuto sopportare, così presi quel cartone, uno “smiletto” per la precisione, quella notte ricordo che ridemmo molto, tutto sommato era stata una piacevole esperienza e così la settimana successiva senza esitazione, presi un “draghetto”, ma ebbi un bad trip, tutto era distorto, la mia immagine allo specchio era inquietante, la mia pelle aveva una consistenza strana, o così la percepivo, ad ogni passo mi sembrava di precipitare sulle sabbie mobili e nella mia testa un grande punto interrogativo, tutto era un dubbio, che provocava ansia, purtroppo ricordo che seguito quel cartone diventai mezzo dislessica, persi la mia fluidità nel parlare, mi ero bruciata qualche cellula e capii che avevo fatto una stronzata senza ritorno.
Presi il diploma e siccome la mia città era diventata la solita “noia”, decisi di partire a Londra per qualche anno e lì riuscii a fare tutto sommato una vita sana, per i miei standard - pinte di guinness


To be continued…perchè mi sembra di scrivere le mie memorie, in versione poraccia.
