Step 2. NPC delle sue stronzate
- amanfroma-oomm
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Step 2. NPC delle sue stronzate
Ho letto "Ketamina e benzo: Esperienza assurda durata giorni e manicomio" dell'utente yay dove parla tra l'altro dei genitori spaventati
Visto che ci sono passato vi parlo della mia esperienza delle visite involontarie all'ospedale dal lato genitore
Round 1
Non sono neanche le sette e sono in strada, appare mio figlio tredicenne e mi dice molto semplicemente che il fratello ha cercato di uccidersi. Sono calmo e devo restare calmo.; resto calmo perché sono sotto farmaci, so di essere disperato e che la cosa non è particolarmente grave, contemporaneamente. Guardo il cellulare e ci sono messaggi wa che non ho visto, mi diceva che voleva farsi male e che gli dispiace. Gli dispiace. A casa trovo carabinieri e ambulanza, mia moglie, lui che viene accompagnato sulle sue gambe retto dagli infermieri, non riesce a parlare. Ha chiamato lui l'ambulanza quando ha capito che non sapeva cosa stava per succedere e che io non avevo visto i messaggi. Vengo informato che si è attaccato ai miei farmaci e a quelli di mia moglie, un blister e un blister. Scoprirò poi con calma che si è preso anche le mie pillole della pressione scambiandole per psicofarmaci, il demente ha il cellulare in mano tutto il giorno e non ha pensato di controllare cosa sono, cosa fanno, cosa rischia.
Non rischia. Gli infermieri mi fanno domande, i carabinieri mi fanno domande. I carabinieri mi guardano male e la cosa è irrilevante.
Lo sbattono in psichiatria infantile. Mia moglie passa tutto il giorno con lui per le pratiche e io sto col figlio minore che deve digerire questa giornata. Io sono disperato, sotto la maschera del buon padre siedo nel mio personalissimo tribunale; non riesci a evitare che precipiti, non riesci a parlarci, si fa del male e non leggi i messaggi: tu pensi di essere un buon padre? Tu pensi di fare tutto quello che tu stesso pensi sia il tuo dovere? Questi sono i risultati? Bravo, sei proprio bravo.
Il giorno dopo veniamo passati al vaglio degli omini in bianco che ovviamente mi mettono in mezzo come uomo, come malato e come genitore. A casa mia non ci sono regole, dicono.
'A teste de' cazzo!, un vostro collega mi ha vietato di parlare con mio figlio un anno fa, devo spiegarvi quanto è difficile far seguire delle regole a uno con cui non posso parlare, che non mi risponde ai messaggi, alle mail? Girovaga la notte col fratello alle quattro del mattino per il quartiere, mangiano quando gli pare, si svegliano quando gli pare. Però: non mi portano gente strana a casa se non lo so, informano mia moglie se ci sono problemi, mi chiamano se hanno bisogno di me, vanno a scuola regolarmente, hanno la media del nove. Gli ho detto di stare attenti con l'alcol, cauti con l'erba, vietato tutto il resto. Queste sono le nostre regole, non mi cacate il cazzo sulle regole.
La cosa buona è che ogni due giorni io e lui adesso dobbiamo parlare per mezz'ora. La prima mezz'ora di conversazione con mio figlio in quattordici mesi. Entro nel reparto come in un acquario a tinte pastello, nuotando tra grossi infermieri e senza guardare direttamente gli altri ospiti: non voglio essere qui e non voglio che ci stia mio figlio.
Parliamo normalmente. anche se devo scegliere ogni frase come in un mazzo di tarocchi.
Torna a casa dopo otto giorni e riprende come prima, a parte che adesso ha i farmaci. Non parliamo più, mi chiedo chi è quello vero: quello con cui parlavo tranquillamente nella stanza senza maniglie o questo che sta barricato in camera sua e non mi vuole vedere? Era una maschera quella nel reparto o un ruolo questo a casa?
Mettiamo i farmaci in un armadietto che si chiude con la chiave; lo monto io, lo sportello è di vetro, la serratura patetica, mi pare una cosa solo simbolica. Non è simbolica la sparizione di tutti i coltelli affilati, dettata dai medici a mia moglie; sono letteralmente sparite tutte le lame, sono costretto a cucinare coi coltelli tipo Paperopoli, quelli col manico di plastica e la punta stondata. I medici non sanno che questa precauzione tutela più il padre che il figlio. Una voce fortissima mi strilla delle accuse dentro la testa, attutita dagli antipsicotici che prendo da mesi.
Sono disperato e non me ne frega un cazzo, allo stesso tempo.
Nessuno sa quello che provo. Non posso parlarne a nessuno.
Nei giorni successivi devo raccontare a parenti e amici stretti, alle persone del quartiere che hanno visto ambulanza e carabinieri. Parlo con una maschera su una maschera su una maschera
Visto che ci sono passato vi parlo della mia esperienza delle visite involontarie all'ospedale dal lato genitore
Round 1
Non sono neanche le sette e sono in strada, appare mio figlio tredicenne e mi dice molto semplicemente che il fratello ha cercato di uccidersi. Sono calmo e devo restare calmo.; resto calmo perché sono sotto farmaci, so di essere disperato e che la cosa non è particolarmente grave, contemporaneamente. Guardo il cellulare e ci sono messaggi wa che non ho visto, mi diceva che voleva farsi male e che gli dispiace. Gli dispiace. A casa trovo carabinieri e ambulanza, mia moglie, lui che viene accompagnato sulle sue gambe retto dagli infermieri, non riesce a parlare. Ha chiamato lui l'ambulanza quando ha capito che non sapeva cosa stava per succedere e che io non avevo visto i messaggi. Vengo informato che si è attaccato ai miei farmaci e a quelli di mia moglie, un blister e un blister. Scoprirò poi con calma che si è preso anche le mie pillole della pressione scambiandole per psicofarmaci, il demente ha il cellulare in mano tutto il giorno e non ha pensato di controllare cosa sono, cosa fanno, cosa rischia.
Non rischia. Gli infermieri mi fanno domande, i carabinieri mi fanno domande. I carabinieri mi guardano male e la cosa è irrilevante.
Lo sbattono in psichiatria infantile. Mia moglie passa tutto il giorno con lui per le pratiche e io sto col figlio minore che deve digerire questa giornata. Io sono disperato, sotto la maschera del buon padre siedo nel mio personalissimo tribunale; non riesci a evitare che precipiti, non riesci a parlarci, si fa del male e non leggi i messaggi: tu pensi di essere un buon padre? Tu pensi di fare tutto quello che tu stesso pensi sia il tuo dovere? Questi sono i risultati? Bravo, sei proprio bravo.
Il giorno dopo veniamo passati al vaglio degli omini in bianco che ovviamente mi mettono in mezzo come uomo, come malato e come genitore. A casa mia non ci sono regole, dicono.
'A teste de' cazzo!, un vostro collega mi ha vietato di parlare con mio figlio un anno fa, devo spiegarvi quanto è difficile far seguire delle regole a uno con cui non posso parlare, che non mi risponde ai messaggi, alle mail? Girovaga la notte col fratello alle quattro del mattino per il quartiere, mangiano quando gli pare, si svegliano quando gli pare. Però: non mi portano gente strana a casa se non lo so, informano mia moglie se ci sono problemi, mi chiamano se hanno bisogno di me, vanno a scuola regolarmente, hanno la media del nove. Gli ho detto di stare attenti con l'alcol, cauti con l'erba, vietato tutto il resto. Queste sono le nostre regole, non mi cacate il cazzo sulle regole.
La cosa buona è che ogni due giorni io e lui adesso dobbiamo parlare per mezz'ora. La prima mezz'ora di conversazione con mio figlio in quattordici mesi. Entro nel reparto come in un acquario a tinte pastello, nuotando tra grossi infermieri e senza guardare direttamente gli altri ospiti: non voglio essere qui e non voglio che ci stia mio figlio.
Parliamo normalmente. anche se devo scegliere ogni frase come in un mazzo di tarocchi.
Torna a casa dopo otto giorni e riprende come prima, a parte che adesso ha i farmaci. Non parliamo più, mi chiedo chi è quello vero: quello con cui parlavo tranquillamente nella stanza senza maniglie o questo che sta barricato in camera sua e non mi vuole vedere? Era una maschera quella nel reparto o un ruolo questo a casa?
Mettiamo i farmaci in un armadietto che si chiude con la chiave; lo monto io, lo sportello è di vetro, la serratura patetica, mi pare una cosa solo simbolica. Non è simbolica la sparizione di tutti i coltelli affilati, dettata dai medici a mia moglie; sono letteralmente sparite tutte le lame, sono costretto a cucinare coi coltelli tipo Paperopoli, quelli col manico di plastica e la punta stondata. I medici non sanno che questa precauzione tutela più il padre che il figlio. Una voce fortissima mi strilla delle accuse dentro la testa, attutita dagli antipsicotici che prendo da mesi.
Sono disperato e non me ne frega un cazzo, allo stesso tempo.
Nessuno sa quello che provo. Non posso parlarne a nessuno.
Nei giorni successivi devo raccontare a parenti e amici stretti, alle persone del quartiere che hanno visto ambulanza e carabinieri. Parlo con una maschera su una maschera su una maschera
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
round 2
Lo incrocio in serata in corridoio, di solito ci diciamo solo "ciao" "ciao"
Adesso lo sorprendo, si blocca con in mano la porta del bagno e nell'altra le mie pillole. Le mie cazzo di pillole della pressione, gliele tolgo delicatamente e gli chiedo che sta facendo, se ha preso di nuovo pillole.
Ha spiato dove mia moglie teneva la chiave dell'armadietto medicinali, l'ha presa e si è sparato un altro blister dei miei regolatori dell'umore. Mia moglie vorrebbe dirgli che è incazzatissima per questo tradimento, io che mi sta finendo i farmaci e che la deve piantare con queste stronzate, invece restiamo tranquillissimi e io mi offro di accompagnarlo in ospedale perché la volta precedente è costata a mia moglie due giorni di lavoro. Taxi e arriviamo che sta bene, ci ammettono, gli danno il beverone col carbone e chiacchieriamo mentre aspettiamo la squadra degli psichiatri. Mentre stiamo parlando con quelli gli sale la botta: prima gli scende la palpebra, comincia a biascicare, poi si spappola sulla sedia, poi vomita nero. Io l'arreggo in modo che non cada e non si vomiti addosso, lo mettono mettono su una barella mentre pulisco. Non vi devo nulla, merde, per voi è uno di mille, per me è mio figlio, il più grande amore della mia vita.
Si fa un po' di sonno in barella sotto liquidi e poi passiamo in una sala d'attesa con altre famiglie che devono passare la notte e non hanno posto a reparto. Ci facciamo un gran sonno, specie io che per lavoro mi sveglio a notte fonda. Parliamo, di nuovo realizzo che ho le più lunghe conversazioni con lui in anni. Finge. Allora finge: che posso pensare? Se la condizione per parlare con lui è il ricovero, devo rinunciare a parlare? Passiamo il giorno in attesa di un posto in reparto. Nel pomeriggio ci fanno i tamponi COVID, anche se la pandemia è finita, anche se è lui che si deve ricoverare e non io. Risulto positivo. È un falso positivo, non solo non ho alcun sintomo, nei giorni successivi non ne svilupperò, lì per lì veniamo bannati dal reparto e chiusi in una sala d'attesa a passare la notte. C'è solo un lettino e ci metto lui. Dopo aver fatto dei tentativi con una sedia da ufficio mi risolvo a dormire per terra, vicino a lui.
La mattina alle sei appare un infermiere con famigliola bangladina covidizzata e mi cazzia:
"Lei non deve dormire per terra!"
C'ho i farmaci, non me ne frega un cazzo. Lui osserva che sono stato trattato male e io minimizzo; credo si renda conto che se io dormo per terra e sto nell'ospedale pediatrico da 30 ore è per le suo stronzate.
Lui si fa una lunga chiacchierata con il capo in testa, dopo avermi fatto uscire dalla stanza.
Sembra che parlare con lo psichiatra che dirige il reparto gli serva, mi sembra l'unico che sappia bene cosa stia facendo e cosa dire.
All'ora di pranzo si liberano di noi e torniamo a casa in autobus.
Mi ignora.
Io ho fatto tutto quello che dovevo fare.
L'armadietto dei medicinali con la chiave viene ridotto a contenere aspirine e antibiotici. I miei farmaci me li tengo addosso e sto attento a lasciare i miei indumenti dove lui non li possa raggiungere.
Tengo una scorta a lavoro dove lui ha il divieto di entrare.
Ragiono con me stesso che se gli tolgo l'accesso ai miei farmaci proverà qualcosa di diverso, forse più pericoloso.
Avrò ragione.
Lo incrocio in serata in corridoio, di solito ci diciamo solo "ciao" "ciao"
Adesso lo sorprendo, si blocca con in mano la porta del bagno e nell'altra le mie pillole. Le mie cazzo di pillole della pressione, gliele tolgo delicatamente e gli chiedo che sta facendo, se ha preso di nuovo pillole.
Ha spiato dove mia moglie teneva la chiave dell'armadietto medicinali, l'ha presa e si è sparato un altro blister dei miei regolatori dell'umore. Mia moglie vorrebbe dirgli che è incazzatissima per questo tradimento, io che mi sta finendo i farmaci e che la deve piantare con queste stronzate, invece restiamo tranquillissimi e io mi offro di accompagnarlo in ospedale perché la volta precedente è costata a mia moglie due giorni di lavoro. Taxi e arriviamo che sta bene, ci ammettono, gli danno il beverone col carbone e chiacchieriamo mentre aspettiamo la squadra degli psichiatri. Mentre stiamo parlando con quelli gli sale la botta: prima gli scende la palpebra, comincia a biascicare, poi si spappola sulla sedia, poi vomita nero. Io l'arreggo in modo che non cada e non si vomiti addosso, lo mettono mettono su una barella mentre pulisco. Non vi devo nulla, merde, per voi è uno di mille, per me è mio figlio, il più grande amore della mia vita.
Si fa un po' di sonno in barella sotto liquidi e poi passiamo in una sala d'attesa con altre famiglie che devono passare la notte e non hanno posto a reparto. Ci facciamo un gran sonno, specie io che per lavoro mi sveglio a notte fonda. Parliamo, di nuovo realizzo che ho le più lunghe conversazioni con lui in anni. Finge. Allora finge: che posso pensare? Se la condizione per parlare con lui è il ricovero, devo rinunciare a parlare? Passiamo il giorno in attesa di un posto in reparto. Nel pomeriggio ci fanno i tamponi COVID, anche se la pandemia è finita, anche se è lui che si deve ricoverare e non io. Risulto positivo. È un falso positivo, non solo non ho alcun sintomo, nei giorni successivi non ne svilupperò, lì per lì veniamo bannati dal reparto e chiusi in una sala d'attesa a passare la notte. C'è solo un lettino e ci metto lui. Dopo aver fatto dei tentativi con una sedia da ufficio mi risolvo a dormire per terra, vicino a lui.
La mattina alle sei appare un infermiere con famigliola bangladina covidizzata e mi cazzia:
"Lei non deve dormire per terra!"
C'ho i farmaci, non me ne frega un cazzo. Lui osserva che sono stato trattato male e io minimizzo; credo si renda conto che se io dormo per terra e sto nell'ospedale pediatrico da 30 ore è per le suo stronzate.
Lui si fa una lunga chiacchierata con il capo in testa, dopo avermi fatto uscire dalla stanza.
Sembra che parlare con lo psichiatra che dirige il reparto gli serva, mi sembra l'unico che sappia bene cosa stia facendo e cosa dire.
All'ora di pranzo si liberano di noi e torniamo a casa in autobus.
Mi ignora.
Io ho fatto tutto quello che dovevo fare.
L'armadietto dei medicinali con la chiave viene ridotto a contenere aspirine e antibiotici. I miei farmaci me li tengo addosso e sto attento a lasciare i miei indumenti dove lui non li possa raggiungere.
Tengo una scorta a lavoro dove lui ha il divieto di entrare.
Ragiono con me stesso che se gli tolgo l'accesso ai miei farmaci proverà qualcosa di diverso, forse più pericoloso.
Avrò ragione.
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
round tre
Lo incrocio in corridoio che rientra, visto che siamo padre e figlio mi permetto di chiedere addirittura come va. "Bene!" risponde e va in camera sua.
Una mezz'ora dopo riappare in cucina, mentre io e mia moglie ceniamo, lui serio serio:
"Vi ricordate che mi avete detto che se ho un problema posso chiedervi di portarmi all'ospedale?"
La mia mente razionale sale in cattedra:
"È così. Che è successo?"
"Non te lo posso dire".
"Quando sei uscito è successo qualcosa? Qualcuno ti ha dato fastidio?" È già successo. Gira la sera nei giardinetti e viene avvicinato da strani personaggio che gli fanno paura. Io ho paura perché non so cosa sta succedendo.
"No".
"Qualcuno ti ha fatto del male, hai fatto male a qualcuno?"
"No. No. Voglio andare al reparto psichiatrico".
La mente razionale è al comando, l'ansia gli fa traballare la cattedra, mi mostro calmo, attivo e reattivo. Sono suo padre.
Non ha chiesto lui di venire al mondo, non ha chiesto lui di vivere con me. Ho dei doveri d'amore che ho abbracciato fin dal primo giorno che ho scoperto che si preparava il suo avvento e da anni continuo a mancare all'imperativo di proteggerlo.
Il percorso in taxi è silenzioso.
Ci ammettono subito, come è regola in caso di atti anticonservativi.
Mentre aspettiamo mi sorprende avvicinandosi, mi abbraccia e comincia a piangere.
La mente razionale legge la sua parte del copione:
"Stai tranquillo, io e mamma siamo con te, qualsiasi cosa succede siamo al tuo fianco per la tua felicità".
Queste sono le ultime parole della mente razionale.
I pensieri schizzano come missili.
Non ha mai fatto così. Non mi abbraccia da almeno tre anni. L'ultima persona che mi ha fatto così è morta il giorno dopo. Non so che succede. Succede qualcosa di grave. La mente razionale ammutolisce per l'ansia e l'incertezza.
Dispercezioni. Il soffitto del pronto soccorso si abbassa. Le porte si scampanano.
Lui viene fatto entrare a colloquio con gli psichiatri mentre io perdo il controllo.
Le urla e i pianti dei bambini che si trovano nelle stanze di osservazione mi trapanano le orecchie e rimbombano nella testa.
Visione a tunnel.
Mi aggiro nel corridoio, non posso chiedere aiuto, devo fare la mia cazzo di parte per mio figlio.
Esce una psichiatra mora, bassa, giovane. Inquadro il suo volto come in uno schermo e sento che mi dice che mio figlio ha cercato di impiccarsi.
Aggiunge che lo ricoverano in psichiatria mentre nella mia testa il terrore corre a destra e a sinistra e sbatte giù dalla cattedra la mente razionale: contro questa cosa non c'è difesa, mi dico, lo incontro in corridoio e poi va a provare a impiccarsi. Non c'è difesa se fa così.
Dall'inconscio si spalanca la porta e nella mia testa si aggirano altre volontà.
Mi viene da dire:
"Io così non ce la faccio".
Ho bisogno di aiuto.
Solo dopo che sarà passata potrò dire che in quel momento accedo a una grave crisi psicotica.
Fuori nell'ospedale, nell'ombra della collina, si acquatta uno dei mostri del mio Io. Un enorme calamaro gigante che fluttua nella sera, mi aspetta e pretende che io mio ammazzi. È la fuori, è un dato di fatto. Devo trovare il modo di sfuggirgli.
Lo accompagno al reparto e mentre passo nel viale butto un'occhiata se la cosa si affaccia dal cancello. Sono nei guai.
Aspetto fuori del reparto coi pensieri che bollono lentamente: non mi posso ammazzare, devo resistere, non posso andare a farmi ricoverare in un reparto psichiatrico per adulti, devo riuscire a tornare a casa. Loro hanno bisogno di me.
Mi fanno parlare con gli psichiatri che sono uno straccio. Mi dicono del ricovero di mio figlio e di cosa è previsto nei prossimi giorni e l'unica cosa che riesco a dire è:
"Io così non ce la faccio, io così non ce la faccio…"
Non posso credere che non vedano che sto male, la scheda di mio figlio contiene i dettagli dei miei problemi, è che questo non è affar loro.
Le mie rogne me le devo grattare da solo.
Esco dall'ospedale pediatrico che è notte, siamo soli io e lui.
Scendo dal colle impaurito, evitando di avvicinarmi alle spallette che danno sui salti che già ho studiato. Attraverso il primo ponte di corsa. Alla fermata scopro dal cellulare che non ci sono autobus in arrivo: così mi raggiungerà!
Lo sa Dio come riesco a trovare alla forza di respingere il mio orribile inseguitore e ad arrivare a casa sano nel corpo. Nella mente sono sconvolto.
Come un automa riferisco a mia moglie la situazione di nostro figlio, sento le mie parole che cercano di tranquillizzarla. Fingo. Fingo disperatamente.
Il giorno dopo la psichiatra ci fa un culo così, accusandoci di non saper vigilare su nostro figlio.
Usciva la sera a ubriacarsi di nascosto, rientrava brillo e si rifugiava in camera sua senza che lo vedessimo e così noi genitori non ci siamo accorti di niente, noi che siamo responsabili di lui, legalmente e umanamente.
Ha quasi diciotto anni, ha le chiavi di casa, non posso parlarci, non posso entrare in camera sua, ma cosa cazzo volete che vigilo? Non abbiamo difese se fa così.
Minacciano di metterlo in una casa famiglia. Cioè minacciano di togliere i figli a un uomo in cura per una depressione maggiore: ma quanto siete intelligenti.
Passo tre giorni di continua disperazione aggrappato con tutte le forze alla necessità di stare vicino alla mia famiglia.
Anche dopo le dimissioni di mio figlio e aver riparato su sua richiesta i danni del tentativo di suicidio e dato mostra di aver superato l'episodio, per mesi l'allucinazione del calamaro volante si ripresenta nella notte. Mi aspetta nel viale, si affaccia alla finestra della cucina mentre parlo con mia moglie.
Per dominare l'istinto di darmi la morte mi fabbrico la garrota che tengo in tasca.
Quando tuo figlio sta male tutto il mondo corre, nessuno ti chiede come stai, tu padre le tue rogne te le devi grattare da solo, non c'è nessuno che ti viene a chiedere come stai, che viene a chiederti di parlare; anche tua moglie, pur sapendo le tue difficoltà, si aspetta che resisti da solo.
Se vieni sbattuto giù dalla barricata devi trovare da solo la forza per arrampicarti e tornare in cima, a combattere, non ci sono né santi né madonne che ti aiutano e devi anche vergognarti per essere caduto.
So che quello che c'è nella mia testa è diverso da quello che c'è nella testa di altri padri, ma non credo che nessuno vada a chiedersi che succede nella loro testa quando il figlio si avventura a visitare i pronto soccorso o a farsi portare via dalle ambulanze.
Lo incrocio in corridoio che rientra, visto che siamo padre e figlio mi permetto di chiedere addirittura come va. "Bene!" risponde e va in camera sua.
Una mezz'ora dopo riappare in cucina, mentre io e mia moglie ceniamo, lui serio serio:
"Vi ricordate che mi avete detto che se ho un problema posso chiedervi di portarmi all'ospedale?"
La mia mente razionale sale in cattedra:
"È così. Che è successo?"
"Non te lo posso dire".
"Quando sei uscito è successo qualcosa? Qualcuno ti ha dato fastidio?" È già successo. Gira la sera nei giardinetti e viene avvicinato da strani personaggio che gli fanno paura. Io ho paura perché non so cosa sta succedendo.
"No".
"Qualcuno ti ha fatto del male, hai fatto male a qualcuno?"
"No. No. Voglio andare al reparto psichiatrico".
La mente razionale è al comando, l'ansia gli fa traballare la cattedra, mi mostro calmo, attivo e reattivo. Sono suo padre.
Non ha chiesto lui di venire al mondo, non ha chiesto lui di vivere con me. Ho dei doveri d'amore che ho abbracciato fin dal primo giorno che ho scoperto che si preparava il suo avvento e da anni continuo a mancare all'imperativo di proteggerlo.
Il percorso in taxi è silenzioso.
Ci ammettono subito, come è regola in caso di atti anticonservativi.
Mentre aspettiamo mi sorprende avvicinandosi, mi abbraccia e comincia a piangere.
La mente razionale legge la sua parte del copione:
"Stai tranquillo, io e mamma siamo con te, qualsiasi cosa succede siamo al tuo fianco per la tua felicità".
Queste sono le ultime parole della mente razionale.
I pensieri schizzano come missili.
Non ha mai fatto così. Non mi abbraccia da almeno tre anni. L'ultima persona che mi ha fatto così è morta il giorno dopo. Non so che succede. Succede qualcosa di grave. La mente razionale ammutolisce per l'ansia e l'incertezza.
Dispercezioni. Il soffitto del pronto soccorso si abbassa. Le porte si scampanano.
Lui viene fatto entrare a colloquio con gli psichiatri mentre io perdo il controllo.
Le urla e i pianti dei bambini che si trovano nelle stanze di osservazione mi trapanano le orecchie e rimbombano nella testa.
Visione a tunnel.
Mi aggiro nel corridoio, non posso chiedere aiuto, devo fare la mia cazzo di parte per mio figlio.
Esce una psichiatra mora, bassa, giovane. Inquadro il suo volto come in uno schermo e sento che mi dice che mio figlio ha cercato di impiccarsi.
Aggiunge che lo ricoverano in psichiatria mentre nella mia testa il terrore corre a destra e a sinistra e sbatte giù dalla cattedra la mente razionale: contro questa cosa non c'è difesa, mi dico, lo incontro in corridoio e poi va a provare a impiccarsi. Non c'è difesa se fa così.
Dall'inconscio si spalanca la porta e nella mia testa si aggirano altre volontà.
Mi viene da dire:
"Io così non ce la faccio".
Ho bisogno di aiuto.
Solo dopo che sarà passata potrò dire che in quel momento accedo a una grave crisi psicotica.
Fuori nell'ospedale, nell'ombra della collina, si acquatta uno dei mostri del mio Io. Un enorme calamaro gigante che fluttua nella sera, mi aspetta e pretende che io mio ammazzi. È la fuori, è un dato di fatto. Devo trovare il modo di sfuggirgli.
Lo accompagno al reparto e mentre passo nel viale butto un'occhiata se la cosa si affaccia dal cancello. Sono nei guai.
Aspetto fuori del reparto coi pensieri che bollono lentamente: non mi posso ammazzare, devo resistere, non posso andare a farmi ricoverare in un reparto psichiatrico per adulti, devo riuscire a tornare a casa. Loro hanno bisogno di me.
Mi fanno parlare con gli psichiatri che sono uno straccio. Mi dicono del ricovero di mio figlio e di cosa è previsto nei prossimi giorni e l'unica cosa che riesco a dire è:
"Io così non ce la faccio, io così non ce la faccio…"
Non posso credere che non vedano che sto male, la scheda di mio figlio contiene i dettagli dei miei problemi, è che questo non è affar loro.
Le mie rogne me le devo grattare da solo.
Esco dall'ospedale pediatrico che è notte, siamo soli io e lui.
Scendo dal colle impaurito, evitando di avvicinarmi alle spallette che danno sui salti che già ho studiato. Attraverso il primo ponte di corsa. Alla fermata scopro dal cellulare che non ci sono autobus in arrivo: così mi raggiungerà!
Lo sa Dio come riesco a trovare alla forza di respingere il mio orribile inseguitore e ad arrivare a casa sano nel corpo. Nella mente sono sconvolto.
Come un automa riferisco a mia moglie la situazione di nostro figlio, sento le mie parole che cercano di tranquillizzarla. Fingo. Fingo disperatamente.
Il giorno dopo la psichiatra ci fa un culo così, accusandoci di non saper vigilare su nostro figlio.
Usciva la sera a ubriacarsi di nascosto, rientrava brillo e si rifugiava in camera sua senza che lo vedessimo e così noi genitori non ci siamo accorti di niente, noi che siamo responsabili di lui, legalmente e umanamente.
Ha quasi diciotto anni, ha le chiavi di casa, non posso parlarci, non posso entrare in camera sua, ma cosa cazzo volete che vigilo? Non abbiamo difese se fa così.
Minacciano di metterlo in una casa famiglia. Cioè minacciano di togliere i figli a un uomo in cura per una depressione maggiore: ma quanto siete intelligenti.
Passo tre giorni di continua disperazione aggrappato con tutte le forze alla necessità di stare vicino alla mia famiglia.
Anche dopo le dimissioni di mio figlio e aver riparato su sua richiesta i danni del tentativo di suicidio e dato mostra di aver superato l'episodio, per mesi l'allucinazione del calamaro volante si ripresenta nella notte. Mi aspetta nel viale, si affaccia alla finestra della cucina mentre parlo con mia moglie.
Per dominare l'istinto di darmi la morte mi fabbrico la garrota che tengo in tasca.
Quando tuo figlio sta male tutto il mondo corre, nessuno ti chiede come stai, tu padre le tue rogne te le devi grattare da solo, non c'è nessuno che ti viene a chiedere come stai, che viene a chiederti di parlare; anche tua moglie, pur sapendo le tue difficoltà, si aspetta che resisti da solo.
Se vieni sbattuto giù dalla barricata devi trovare da solo la forza per arrampicarti e tornare in cima, a combattere, non ci sono né santi né madonne che ti aiutano e devi anche vergognarti per essere caduto.
So che quello che c'è nella mia testa è diverso da quello che c'è nella testa di altri padri, ma non credo che nessuno vada a chiedersi che succede nella loro testa quando il figlio si avventura a visitare i pronto soccorso o a farsi portare via dalle ambulanze.
Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Per tuo figlio: lezioni di chitarra e danza.
Per te (che ti conosco da psychonaut) lezioni di Pranayama e Yoga.
Tenta.
Ce l'hai scritto nel nome.
@amanfroma-oomm
Per te (che ti conosco da psychonaut) lezioni di Pranayama e Yoga.
Tenta.
Ce l'hai scritto nel nome.
@amanfroma-oomm
- amanfroma-oomm
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- Iscritto il: sab mar 22, 2025 1:33 pm
Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Ti ringrazio per aver pensato a noi.
Siamo entrambi in cura, i farmaci ci fanno tengono aderenti al reale, lui fa anche teatro e ha un ragazzo, io sono preso dal mio percorso con i servizi.
Stiamo architettando una soluzione.
Fammi dire che prima di ammalarsi, da ragazzino, si metteva in camera sua a "meditare" e questa cosa non gli ha fatto bene, io se provo a chiudere gli occhi e a distrarmi dai pensieri intrusivi poi me li ritrovo che tornano in massa. Sono come botoli che cercano di morderti, è più facile se li distogli dandogli una spinta di lato e una pedata per mandarli via. Fuori dalla terapia il lavoro e la politica mi aiutano
Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
amanfroma-oomm ha scritto: ↑dom mag 11, 2025 8:48 amio se provo a chiudere gli occhi e a distrarmi dai pensieri intrusivi poi me li ritrovo che tornano in massa.
- ElnathB7III
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Avendo letto la storia ti avrei detto di dare a tuo figlio quattro schiaffi. Poi leggendo che anche tu hai pensieri "anticonservativi" mi chiedo tu cosa pretenda da lui. Questo calamaro lo vedi veramente o è una metafora? Chi pensi che venga ad aiutarti inoltre? Gli psicologi in Italia sono a pagamento, non sono previsti dal sistema sanitario pubblico, nessuno tiene a te più di quanto tenga ai soldi della seduta. è normale che tua moglie pretenda che sia tu a tenere le redini della situazione, se sia tu che tuo figlio fate affidamento sull'eventuale psicologo allora è una famiglia scomposta che pende dalle labbra di uno sconosciuto. Poi depressione di cosa? Hai una famiglia che ti vuole bene, più di questo cosa puoi volere?
Io ho 21 anni, ho le chiavi di casa da sempre, sono quasi tutto il tempo fuori e non ho mai avuto limiti imposti dai miei genitori, ho incontrato tante cose fuori casa. Se non fosse stato per l'educazione che mi è stata impartita, tramite l'esempio prima che con le parole, o per il mio carattere mi sarei ubriacata innumerevoli volte, cosa che invece non ho mai fatto, e sarei finita a fare uso di droghe pesanti, perchè dall'età di 13 anni ho incontrato gente che ne aveva accesso, proprio perchè stando all'aperto incontri di tutto, non avevo nemmeno l'ostacolo del prezzo avendo i miei risparmi. A me non è mai passato per l'anticamera del cervello di fare nulla del genere. Invece ho visto ragazzine più piccole di me, io avevo 16 anni e loro 14, essere totalmente superficiali e finire in giri brutti. A tuo figlio manca un esempio e passa la vita a cazzeggiare non avendo obiettivi, indicagliene un paio di concreti e seguili tu innanzitutto. Poi, fammi dire, sei uno psiconauta e ti preoccupi della meditazione? dai.
Io ho 21 anni, ho le chiavi di casa da sempre, sono quasi tutto il tempo fuori e non ho mai avuto limiti imposti dai miei genitori, ho incontrato tante cose fuori casa. Se non fosse stato per l'educazione che mi è stata impartita, tramite l'esempio prima che con le parole, o per il mio carattere mi sarei ubriacata innumerevoli volte, cosa che invece non ho mai fatto, e sarei finita a fare uso di droghe pesanti, perchè dall'età di 13 anni ho incontrato gente che ne aveva accesso, proprio perchè stando all'aperto incontri di tutto, non avevo nemmeno l'ostacolo del prezzo avendo i miei risparmi. A me non è mai passato per l'anticamera del cervello di fare nulla del genere. Invece ho visto ragazzine più piccole di me, io avevo 16 anni e loro 14, essere totalmente superficiali e finire in giri brutti. A tuo figlio manca un esempio e passa la vita a cazzeggiare non avendo obiettivi, indicagliene un paio di concreti e seguili tu innanzitutto. Poi, fammi dire, sei uno psiconauta e ti preoccupi della meditazione? dai.
Ragazza acidella

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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Visto che l'argomento l'ho cacciato io:ElnathB7III ha scritto: ↑lun mag 12, 2025 9:46 pmPoi, fammi dire, sei uno psiconauta e ti preoccupi della meditazione? dai.
la meditazione, oltre che a midriasi, provoca un'alterazione di coscienza.
Prega il tuo Dio, Shiva o Kalì, che la Meloni legga questi articoli governativi e della CNN: https://psiconauti.org/forum/viewtopic.php?f=15&t=43230
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Se mi distraggo la mia mente comincia a galoppare, se chiudo gli occhi andiamo dove gli pare. A occhi aperti la dispercezione è un prodotto della mia mente; nella forma minore, innocua, le cose si accentuano, come se andassero in maggiore definizione, la forma è la stessa ma sembra che vogliano uscire da se stesse. Confina con la psicosi, quando ai margini della visione cose si confondono in altre cose. Le foglie per terra diventano rospi, le scarpe in una vetrina una congrega di topi. Con la crisi psicotica le cose sai che ci sono, sei così convinto che ci sono che la mente te le propone a lampi. Accendi la luce convinto che tuo figlio si sia suicidato: per una frazione di secondo vedi il suo corpo steso in corridoio. Guardi bene. Non c'è più. Vai in bagno convinto che sia lì. Accendi la luce: è sul pavimento del bagno. No, non c'è più. Lo cerchi nella vasca da basco, sei sicuro che sia: è lì. Scosti la tenda della doccia. È lì per un istante. No, non c'è.ElnathB7III ha scritto: ↑lun mag 12, 2025 9:46 pmAvendo letto la storia ti avrei detto di dare a tuo figlio quattro schiaffi. Poi leggendo che anche tu hai pensieri "anticonservativi" mi chiedo tu cosa pretenda da lui. Questo calamaro lo vedi veramente o è una metafora?
Per qualche motivo sei convintissimo che non si sia voluto ammazzare in cucina o all'ingresso, chissà perché. Allora ti dici che si è ammazzato in camera sua, solo che non puoi andare a cercarlo, se lo trovi nel suo letto, lo svegli e poi ti chiede:
"Padre, che c'è? Sono le quattro del mattino!"
"No, scusa sai, volevo vedere se sei morto..."
Per essere sicuro che sia ancora vivo devo aspettare di vederlo coi miei occhi quando torna da scuola.
Il calamaro sai che c'è, non c'è bisogno di vederlo, se lo cerchi sparisce, se ti giri ritorna alle tue spalle. Ti sta inseguendo volando lentamente su via Flaminia. Questa cosa si può ancora controllare, dipende quanto sei convinto. Quando comincia ad apparire nella notte come un fantasma sai che non può entrare in casa, sue moltiplicazioni si assiepano nel viale e credi che non ti possano più toccare dopo che cona una sofferenza enorme hai trovato dentro di te la convinzione che sei più forte. Mia figlia mi corre innanzi bambina ridendo mentre cammino, so che è la mia mente che cerca di consolarsi per averla perduta per sempre. Queste immagini le sento arrivare. Non sono un grande problema.
Il grande problema è stato il giorno che ho avuto un'allucinazione completa, in cui ho subito la percezione della presenza di mio figlio che mi parlava e questa cosa mi ha colto di sorpresa, come una persona che entra nella stanza senza che me lo aspetti; era lì, era accanto a me e mi parlava. Non ho solo sentito la voce, avevo la percezione corporea della sua presenza.
Ho detto "basta" e sono andato da una mia amica psichiatra e chiesto di essere preso in cura. Se non avessi preso dei farmaci ci sarei rimasto sotto. Il dolore era troppo grande.
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
@amanfroma-oomm Mi piange il cuore a leggere questo post. Mi dispiace per tua figlia, non so cosa sia successo e mi dispiacerebbe anche chiedertelo. Soffrivi di queste condizioni anche prima di avere i tuoi figli?
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
cosa c'era prima non è importante.ElnathB7III ha scritto: ↑dom mag 18, 2025 12:19 am@amanfroma-oomm Mi piange il cuore a leggere questo post. Mi dispiace per tua figlia, non so cosa sia successo e mi dispiacerebbe anche chiedertelo. Soffrivi di queste condizioni anche prima di avere i tuoi figli?
l'importante è stare bene oggi. Mia figlia e i miei figli stanno meglio, se poi li confronto con le storie che sento dagli altri genitori noi oggettivamente stiamo in una condizione invidiabile. Tipo i miei figli non mi minacciano di morte...
Sono io quello messo peggio di tutti quattro
per ora penso di potercela fare, direi
ps ho dovuto togliere Opera a lavoro. non scriverò per un po'
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Re: Step 2. NPC delle sue stronzate
Ma quindi tua figlia è viva? che cazzo scrivi che l'hai perduta per sempre?amanfroma-oomm ha scritto: ↑lun mag 19, 2025 8:54 pmcosa c'era prima non è importante.ElnathB7III ha scritto: ↑dom mag 18, 2025 12:19 am@amanfroma-oomm Mi piange il cuore a leggere questo post. Mi dispiace per tua figlia, non so cosa sia successo e mi dispiacerebbe anche chiedertelo. Soffrivi di queste condizioni anche prima di avere i tuoi figli?
l'importante è stare bene oggi. Mia figlia e i miei figli stanno meglio, se poi li confronto con le storie che sento dagli altri genitori noi oggettivamente stiamo in una condizione invidiabile. Tipo i miei figli non mi minacciano di morte...
Sono io quello messo peggio di tutti quattro
per ora penso di potercela fare, direi
ps ho dovuto togliere Opera a lavoro. non scriverò per un po'
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