Il mio weekend in compagnia di Lucy

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apeiron
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Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da apeiron » mar dic 12, 2017 1:00 am

Ciao a tutti,
da quasi tre anni, ormai, sono attratto dal mondo delle sostanze psichedeliche e particolari circostanze personali hanno fatto si che questo mio interesse sia cresciuto esponenzialmente negli ultimi tre mesi, comprendendo anche discorsi, studi e letture sulla cultura psichedelica in generale; circa un anno fa ho vissuto esperienze fortissime fumando, davvero molto vicine alla psichedelia e che mi hanno fornito una chiave diversa per leggere il mondo e la propria mente. Purtroppo non sono mai riuscito a recuperarle e la cosa ha lasciato in me una enorme voglia di “andare oltre”. Avevo deciso di iniziare con la DMT: organizzare una esperienza con la LSD mi sembrava complicato, anche semplicemente a livello logistico, e la Molecola dello Spirito mi affascinava da morire (da quando mio cugino mi disse “ho sentito che esiste una droga che fa vedere gli alieni” :D). L'estrazione andò male e proprio la sera stessa del fallimento ho avuto un'illuminazione: un presentimento fortissimo che avrei dovuto iniziare con Lucy e soprattutto che avrei potuto, anzi dovuto, tranquillamente provarla a casa da solo. In pochi giorni reperii la sostanza e giovedì sera mi misi in macchina verso la casa in campagna dei nonni.
I due giorni precedenti al trip furono difficili e anche molto affascinanti per le forti sensazioni che si alternavano: da una parte una curiosità incontenibile, dall'altra un sentimento nostalgico e agrodolce, come se stessi per compiere un salto irreversibile verso una nuova vita.

(se andate di fretta saltate pure la prima esperienza)

Venerdì mattina, sveglia alle ore 7.50. Non la sento, e mi alzo alle 9.30 passate. Prendo mezzo blotter, circa 50ug di LSD, e mi metto tranquillamente ad aspettare, passeggiando per casa e ogni tanto mettendo su qualche canzone. Avevo curato ogni dettaglio: isolamento dall'esterno, frutta, musica, pennarelli e pastelli, comfort vari e un registratore. Proprio quest'ultimo elemento sarà fondamentale per lo svolgimento del trip, probabilmente rovinandolo, sicuramente dandomi molta sicurezza e che comunque ha portato alla registrazione di una delle cassette più divertenti della storia. Dopo un'ora e mezza abbondante, come sostengo al microfono, “qualcosa è cambiato ma non so cosa”. Lucy stava salendo, con molto garbo, senza sconvolgermi particolarmente. Cominciano ore strane, in cui tutto continuava ad apparirmi totalmente normale. Non avevo la minima idea di cosa dovesse succedere, sebbene avessi letto tutto il leggibile sull'argomento. Scrivo qualche riga su un foglio e mi accorgo subito di come la penna andasse da se, senza che il suo movimento fosse collegato ad alcuna “voce interiore” che la guidasse. Distolgo lo sguardo dal foglio e prendo una chitarra senza una corda che giaceva abbandonata in una stanza: improvviso qualcosa, e mi sembrano suoni magnifici. Vengo “richiamato dal canto degli uccellini” e comincio a guardare fuori dalla finestra. Nulla sembra diverso (il paesaggio è splendido, ma come al solito), comincio a ridere e scherzare su questo, sempre di più e mi osservo allo specchio “It's so weird ahahahahah”. Inizio a parlare in inglese perché, come sostengo nella cassetta, è collegato ad una “rete” meno densa rispetto all'italiano nella mia testa e quindi riesco a parlarlo più fluentemente. I discorsi molto spesso non hanno granché significato, ma comunque non riesco a smettere di chiacchierare, sebbene non fossi io a parlare, ma solo una voce che molto spesso andava in automatico. Passo molto tempo così, un po' parlando in entrambe le lingue, un po' girando per casa e fermandomi davanti agli specchi, dove appaio come un pazzo completo e la cosa mi fa scoppiare a ridere ancora più follemente. Spesso però mi fermo sul tavolo e comincio a disegnare. Sono i momenti più belli. Non sono mai stato in grado di disegnare nulla in vita mia, essendo una di quelle persone che non va oltre l'omino-stecco. Quel giorno, però, prendevo in mano i colori e tutto veniva da se: la mano seguiva il suo istinto, mentre l'occhio era sempre convintissimo di quale colore scegliere. Ogni tratto era spiegabile, ma non verbalmente. Sono usciti fogli e fogli di scarabocchi, giudicati “assolutamente orrendi” da un mio amico, ma per me magnifici. Metto su il vinile di Atom Hearth Mother, ma l'ascolto non mi coinvolge. Passo così a The Piper at the Gates of Dawn, stavolta in cuffia e sdraiato sul divano. Ricordo una sensazione molto piacevole, sebbene non sconvolgente, e qualche accenno di visual ogni tanto (trame sulla carta da parati, asta della tenda “che respira”). Incido altri pensieri sulla cassetta: su come stessi sentendo di non vivere appieno l'esperienza (ma senza troppo rimpianto o dispiacere); su come fare bilanci e registrarmi fosse deleterio per il trip (ma va); su come volessi “squarciare il velo”, entrare a contatto con le cose, vivere e non osservare; su come il mio sguardo fosse “calcificato” e bloccato alla visione quotidiana; su come fossi influenzato “dalla gente” (non potevo stare alla finestra a contemplare il panorama per paura di essere visto e scambiato per folle); su come il linguaggio fosse spesso falso e condizionato da altre persone; su come il mio stato fosse simili alla psicosi, sebbene non capissi bene cosa vi fosse di diverso dal “normale” e altre cose del genere (se interessa trascrivo volentieri la cassetta). Sapevo bene che il trip non mi aveva preso, che non stessi viaggiando ma solamente esplorando la sostanza e cercando di capire i suoi effetti. Mi sentivo come alla guida di un auto volante che conducevo prudentemente nel traffico verso casa, senza saperne sfruttare le possibilità. Ma ritengo la cosa assolutamente legittima la prima volta, da soli e magari anche con un po' di strizza più o meno inconscia che non ti lascia andare del tutto. Concludo l'esperienza guardando 2001 Odissea nello Spazio e senza viverlo in modo particolare. La sera sono euforico, scombussolato e con le pupille dilatate fino a tardi. Non so bene quando siano finiti del tutto gli effetti, ma la fase significativa non ha superato le 6-7 ore.
La mattina dopo mi sento normale come energia e umore. Le cose cambiano un po' verso il pomeriggio, e in meglio: scrivo a un mio amico “sto sentendo dei postumi benefici incredibili... prima mentre cucinavo avevo messo de Andrè e vedevo in testa tutti gli scenari delle canzoni con grandissima naturalezza e soprattutto mentre facevo le altre cose senza pensare a farle e senza sbagliare. Pure prima lo facevo, ma era un processo voluto e che avveniva solo se ero sdraiato e in cuffia. Ma soprattutto, mi stanno scorrendo in testa fiumi di pagine del libro che vorrei scrivere! E ieri sera ho scritto le prime due pagine! Che sembra nulla ma calcolando che sono bloccato da due anni è tantissimo”. Insomma, esperienza goduta quasi più per i postumi che in se, un dolcissimo e fin troppo facile avvicinamento alla magia di Lucy.

Passiamo ora a domenica sera. Tornato a casa e cenato ho quasi un raptus: sento che devo fare così, che qualcosa è rimasto in sospeso da venerdì. In pochi minuti decido e prendo l'altra metà rimasta del cartone, pur conscio del fatto che potrebbe non salire per via della tolleranza. Ore 23.45 circa.
Mi metto a letto, con il cuore a mille per la follia fatta, e sento un po' di musica. Circa all'una di notte avverto i primi effetti: la musica è un pochino diversa. Ascolto parecchi Pink Floyd, ma senza vivere nulla di troppo particolare. Sono sveglissimo ed euforico, e dopo un po' vado in bagno (fortunatamente in camera). Mi guardo allo specchio, fisso il mio volto, le mie pupille, sorrido. Decido proferendo a bassa voce che “il cesso sarà il mio quartier generale psichedelico” e mi accendo una sigaretta guardando il panorama fuori dal lucernario (cosa strana: con LSD ho ripreso a fumare sigarette, ero riuscito quasi a smettere da due mesi). A quel punto una sensazione meravigliosa, una delle più belle provate in vita mia, si impadronisce totalmente di me. Il mondo è fantastico e in ogni piccola cosa vi è una bellezza sconfinata da scoprire. Sono tornato bambino, anzi, con molto più spirito esplorativo rispetto a quando lo ero veramente! Prendo il calendario con i dipinti di Van Gogh e mi richiudo nel bagno. Li avevo sempre trovati molto belli, anche osservati diverse volte, ma mai così. Comincio a fissare ogni singolo quadro per diversi minuti; mi stendo per terra o mi metto in posizioni assurde per godere tutte le diverse prospettive e luci; non penso a niente, nessuna “considerazione estetica”. Colori, pennellate, forme: bellezza. Sentimento da me sempre cercato, mai vissuto fino in fondo, stavolta dirompente e che riuscivo ad esprimere solo con sconfinati sorrisi. Sono al settimo cielo. Faccio su e giù e osservo ogni cosa: scopro colori fantastici in un fumetto Disney “Grandi classici” che non aprivo da anni, mi incanto ad osservare la trama del legno e sento un accenno della sua forza, accarezzo i tessuti, mi inebrio con il magnifico odore del bagnoschiuma, contemplo e tocco una collezione di pietre regalatami anno fa e a cui non avevo mai degnato uno sguardo, gioco con la lavatrice. Mi accendo una sigaretta e fisso la bellezza della fiamma dell'accendino, facendola oscillare e beandomi dei suoi colori; seguo il diradarsi del fumo di fronte alla luce del bagno, e non riesco a staccarmene per quanto le sue forme mi affascinano. Osservo ogni cosa, in particolare ciò che ha una trama, oppure colori. Mi innamoro ancora di più dei colori, riprendo a disegnare, felicissimo. Alterno queste fasi esplorative alla musica, che apprezzo ancora di più (sebbene non al massimo grado come facevo con gli altri sensi): in particolare impazzisco di gioia ascoltando “Supper's ready” dei Genesis. Le ore volano, ma la stanza, sebbene piena di stimoli, mi sta stretta da morire. Che darei per essere in mezzo alla natura!!! Giro nel resto di casa per pochi secondi: non potevo rischiare che mia madre si svegliasse e mi trovasse così: vorrei prendere con me il gatto, ma mi accorgo che le dorme accanto e rinuncio.
Alle 6.30, poco dopo aver sentito la sveglia di mia madre, mi addormento. Alle 10.30 mi sveglio. Ormai era tardi per andare a lezione: ascolterò la registrazione. All'inizio mi sento giusto un po' rincoglionito, poi, mi guardo allo specchio, sorrido. Ancora era rimasto qualcosa, debole, ma in qualche modo presente. Il mondo mi appare ancora fantastico, manca quell'impulso incontrollabile e automatico, ma comunque vedo bellezza in qualsiasi cosa. Sono cosciente, si può dire, ma comunque incapace di mettermi a studiare seriamente. Ricomincio a giocare, in un modo si può dire più maturo e meno istintivo ma comunque bellissimo: mi metto insieme al gatto a fissare i piccioni fuori dalla finestra, sparo Supper's ready da vinile a palla mettendomi in posizioni assurde e sul pavimento per sentirne le vibrazioni sul mio corpo, e tanti altri gesti, spontanei, felici, esplorativi. Agisco in automatico, seguendo l'istinto e godendo di ogni cosa. Il pensiero è tornato, ma è molto discreto e lascia spazio a meraviglia e spontaneità. Dopo pranzo le cose calano leggermente, tento di dormire ma senza successo. Esco di casa per comprare le cartine, e colgo l'occasione per fare una breve passeggiata. La strada e gli alberi sono magnifici e ogni tanto prendo qualche foglia solo per il piacere di tenerla in mano. Per tornare a casa scavalco un cancello e prendo una scorciatoia mai percorsa in vent'anni. A casa mi metto a sentire la lezione: lo studio va alla grande, capisco tutto al volo e mi appassiona da morire. Torna mia madre e cominciano le prime difficoltà: faccio fatica a guardarla negli occhi e a parlare con naturalezza. Mi faccio la doccia e vado a un corso di lingua. Seguo bene la lezione, ma ritorna la stessa sensazione provata con mia madre: in genere scherzo, parlo e mi trovo benissimo con gli altri partecipanti e l'insegnante, in un clima davvero piacevole e familiare. Stavolta invece preferisco stare chino sul libro, ho paura a fissare le persone negli occhi (più che altro per paura di fissarmici) e controllo ogni cosa che dico, risultando un po' scostante. Anche dopo, parlando con una persona all'uscita, mi accorgo che il discorso è forzato e, sebbene da fuori non si noti nulla, da dentro è molto innaturale. Ritorno a casa e dopo cena mi metto al pc a scrivere queste lunghe righe.
Le cose sono tornate normali (forse già dalle prime ore della mattina) sebbene non riesca a capire se “la voce interna” abbia ripreso la stessa forza di prima e, soprattutto, il senso di meraviglia per le cose è per una buona parte rimasto, e la cosa mi manda a letto felice e impaziente di scoprire con quali occhi mi sveglierò domani.

Avrei tante considerazioni in testa, ma è prematuro tirare bilanci e per ora mi limito a questa cronaca (anche perché mi sto addormentando sulla tastiera). Sicuramente non ho “decollato” né vissuto “la vera esperienza” però le sensazioni fantastiche e incredibilmente significative provate meritavano di essere condivise.

A presto!

edit: cala troppo nel finale... colpa del sonno... integreremo!


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Er Maschio
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Re: Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da Er Maschio » mar dic 12, 2017 5:59 am

Per essere i tuoi primi trip direi che sono andati bene :D
Comunque come fai ad essere sicuro che fosse acido e più o meno 50 ug ?
Io fossi stato in te avrei cominciato con un quartino, poi vabbè, tutto è bene quel che finisce bene,.
Mi sono rispecchiato molto nella parte della lingua inglese; anche a me quando sono intrippato o semplicemente fatto mi capita di pensare e/o parlare in inglese. La trovo una lingua molto più semplice ed istintiva per determinare concetti; senza troppe sfumature. Una parola o un modo di dire riassumono al loro interno più concetti.
Fuori dal gregge ti narro storie tristi di chi sogna il sole ma campa in un'eclissi

TUTTO QUELLO CHE DICO È PURAMENTE FRUTTO DI FANTASIA

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oddish93
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Re: Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da oddish93 » mar dic 12, 2017 10:48 am

Bella esperienza :) non ho ancora avuto modo di provare per conto mio a farmi una doccia, ascoltare musica da solo, disegnare etc... non vedo l'ora di quando sarò abbastanza pronto da provare senza trip sitter etc.

Per caso riesci / ti va di mostrare qualcuno dei disegni che hai fatto? Sono curioso
«Esiste, per ciascuna persona, una frase - una sequenza di parole - che ha il potere di distruggerla. Esiste un'altra frase, un'altra sequenza di parole, che potrebbe guarirla. [...]»
~ Philip K. Dick, VALIS ~

Ivanspeedy
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Re: Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da Ivanspeedy » mer dic 13, 2017 4:05 am

Bellissimo!!!

Io credo che le difficoltà finali ci stanno alla grande.(contatto con mamma, compagni di studi).

Infondo se ci pensi se tu avessi potuto condividere la meraviglia appena vissuta con tutti non avresti avuto nessun problema.

Invece eri solo dopo aver visto e vissuto un esperienza grande. E dovevi essere simpatico sciolto e "normale" come sempre.

Se ci saresti riuscito saresti stato una macchina!!!
Grande!!!

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benzodelarua
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Re: Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da benzodelarua » gio dic 21, 2017 6:16 pm

Lucy? Sarebbe?
Il viaggio non richiede una spiegazione, ma solo dei passeggeri.

PsySpoks
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Re: Il mio weekend in compagnia di Lucy

Messaggio da PsySpoks » gio dic 21, 2017 7:26 pm

benzodelarua ha scritto:
gio dic 21, 2017 6:16 pm
Lucy? Sarebbe?
LSD. Non hai mai sentito la canzone "Lucy in the Sky with Diamonds" dei Beatles?

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