Quantità: 3.2 grammi
Set&Setting: montagna
Il titolo di questo nuovo report vuole riassumere in sequenza quella che è stata una delle mie ultime esperienze con questo fantastico fungo, che nonostante l'assunzione di una dose media è riuscito a regalarmi uno degli insegnamenti più significativi di tutta la mia vita.
Sono in compagnia di uno splendido gruppo di amici, 9 in totale, alcuni più cari e altri un po' meno data la scarsa confidenza. Siamo in cima a un monte a circa 1600 m di quota, con un rifugio a disposizione, del cibo e qualche succo di frutta.
Siamo nei primi giorni di Agosto e il sole tramonta alle 9, così dopo aver acceso il falò decidiamo di assumere per le 19:30, in quantità variabile a seconda del livello di esperienza, la nostra porzione di funghi. La scalata della vetta è avvenuta durante la salita della sostanza, sentendo i primi effetti decidiamo di fermarci a poche centinaia di metri dalla vetta, godendo dello splendido tramonto. Io riesco a percepire per primo gli effetti, avendo più esperienza, e mi tengo in disparte per godere a pieno della salita. Di fatto il dialogo e le risate dei più inesperti mi recano troppe distrazioni, preferisco starmene da solo: salgo ancora un po' più su e trovo un posto comodo dove sedermi in meditazione. Da subito mi assale un profondo senso di unione con il tutto, la vista del tramonto, le montagne, il mio corpo, tutto pare fondersi. Non vi è più distinzione tra me e il resto delle cose, in poche parole tutto ciò che si può desiderare da questo tipo di esperienze: la dissoluzione dell'ego.
Dopo questa prima fase di dissoluzione, appare una figura materna, in trasparenza, fatta di luce o comunque di una sostanza eterea visibile in sovrapposizione alla vista del paesaggio. Ne riconosco il seno piuttosto abbondante, ma non in senso erotico, quanto perlopiù di un madre feconda e fertile pronta ad allattare il proprio figlio. Il primo pensiero che mi viene in mente è che questa figura possa essere la pachamama, poi viene in soccorso la figura del padre. Madre e padre mi invitano ad entrare, a percorrere questo percorso insieme e così giunge una terza figura, il figlio. Le 3 figure ora si collocano a distanze differenti, in primo piano la madre e il padre, in secondo piano il figlio.
Inutile dire che il sentimento di amore, unione e completezza raggiungono livelli inenarrabili, tanto che a un certo punto scoppio in lacrime di gioia e nostalgia al tempo stesso. Il pianto interrompe la visione e così poco dopo decido di ricompormi assumendo una posizione più comoda, gambe incrociate e schiena dritta. A questo punto compaiono nuovamente le 3 figure che ancora una volta mi chiamano invitandomi ad andare con loro. Questa volta però si presentano distaccate e fredde, noto da subito una certa distanza, di punto in bianco si fondono per diventare sempre più minacciose producendo delle visioni "terrificanti" di demoni dalla lingua lunga che tentano di trarmi in inganno. Non provo paura ma di sicuro rimango stranito dal cambio di rotta delle visioni e così appare la figura del maestro, dalle sembianze di uno sciamano con lo sguardo quieto e dal sorriso un po beffardo che in qualche modo mi dice che è lui che devo seguire se voglio imparare le cose di quel mondo. Scoppio a piangere ancora una volta.
Il sole è ormai calato, è freddo ed io sono solo e scalzo in cima a un monte di cui non conosco nulla. Non trovo le mie scarpe e inizio a preoccuparmi, tra l'altro più in giù i miei amici non ci sono e la strada per tornare al rifugio sembra essere smarrita. Percorrendo il sentiero lungo e tortuoso, mi rassegno al fatto di aver perso le scarpe, convinto di dover camminare scalzo per tutto il resto della mia vita, ma dopo qualche decina di minuti ritrovo il mio gruppo che fortunatamente avevano recuperato i miei sandali.
Fatto ritorno al rifugio sediamo tutti intorno al falò che magicamente era rimasto acceso per tutto il tempo e nonostante fossi in un primo momento infastidito dagli atteggiamenti e dalle risate di alcuni dei presenti, riesco ad assestarmi godendomi la discesa in preda alle perle filosofiche che riusciamo, in pochi, a trarre dall'esperienza. Discussioni sulla vita e sulla morte, sull'amore e sull'odio, la pace e la guerra, ci trattengono ancora per qualche ora finché via via non rimaniamo in pochissimi.
Durante la discesa è stato bellissimo godere delle visual geometriche prodotte dalla mente sotto effetto della sostanza.
Una cosa che ricordo perfettamente è che colpendo la legna ardente del falò con un bastone di legno, le scintille da esso prodotte disegnavano geometrie perfette che salendo su in cielo si fondevano con stelle e pianeti. L'albero sotto la quale sedevo mi ha ricordato che anche quella legna una volta era albero e che al concludersi del suo percorso non gli è restato che bruciare, producendo calore e energia, fondendosi con il resto delle cose.
Ci sono vari punti che vorrei discutere con voi.
1- Le figure del padre, della madre e del figlio.
2- Le figure demoniache.
3- La figura del maestro.
4- Le riflessioni sulla vita e sulla morte.
Credo che questi 4 punti siano l'uno connessi all'altro, pertanto vanno analizzati prima distintamente e poi in dipendenza.
La mia ipotesi è che le figure madre, padre e figlio e la figura del maestro siano simboli appartenenti a quello che Jung definirebbe inconscio collettivo. Ora, la psicologia non rientra nel mio ambito di studi professionali, però qualcosina ho iniziato a masticarla dalle superiori, mi appassiona tutt'ora, e da quello che ricordo esiste una dimensione della coscienza che è universale/collettiva, ereditata dai nostri antenati. Ad esempio la figura della madre mi ricorda la Venere di Willendorf, considerata una delle prime divinità dalle sembianze di una madre, sarebbe quindi interessante dare un senso logico alla visione di questi simboli/figure in coerenza con le scoperte del passato e con gli studi portati avanti dalla psicologia moderna.
