Edera comune psicoattiva?

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realGpigeon
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Edera comune psicoattiva?

Messaggio da realGpigeon » mar mar 05, 2019 5:28 pm

Una della piante rampicanti più diffuse in Italia, non è più utilizzata a scopo medicinale sebbene l’azione di distensione e stimolazione ghiandolare sui bronchi ne faccia uno dei più potenti espettoranti naturali.

Viene citata nel libro “Flora Psicoattiva Italiana” come un possibile allucinogeno, tuttavia le dosi necessarie inducono spesso intossicazioni anche gravi (in alcuni casi l’overdose può essere mortale).

Dosi più leggere assunte tramite vaporizzazione sarebbero, secondo lo stesso Toro, inebrianti. Immagine


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Alfa
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Re: Edera comune psicoattiva?

Messaggio da Alfa » mar mar 05, 2019 6:21 pm

Quale sarebbe il principio attivo in questione?
Batti tempo :axe:

Anaxus
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Re: Edera comune psicoattiva?

Messaggio da Anaxus » mar mar 05, 2019 6:34 pm

Quali sono gli usi medicinali oltre alle allucinazioni? Magari per farne un tè. Ci sono talmente tante piante utili in giro per il mondo trattate come se fossero erba.
Inoltre quali sarebbero le dosi mortali?
:D

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realGpigeon
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Re: Edera comune psicoattiva?

Messaggio da realGpigeon » mer mar 06, 2019 4:37 am

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http://luirig.altervista.org/cpm/albums ... lix414.jpg

Apparentemente, la gran varietà delle piante che compongono l’erbario dionisiaco lascia perplessi; sembra quasi un codice simbolico o segreto per nascondere la vera identità del Dio. Ma se analizziamo le specie vegetali associate alla sua figura, se saremo in grado di penetrare nel loro simbolismo, forse troveremo la chiave per decifrare il ‘codice segreto’.

Innanzi tutto, l’edera, chiamata kissós dai Greci. Plutarco riporta che essa veniva mescolata nel vino, e che «secondo alcuni, essa contiene spiriti violenti che risvegliano, eccitano e producono moti seguiti da convulsioni. Insomma, ispira ebbrezza senza vino, una specie di possessione, in quanti hanno disposizione naturale per l’estasi» (Plutarco, Quest.Conv., III,2). Oggigiorno, l’edera è considerata velenosa, ed è un fatto riportato che l’ingestione delle sue bacche può indurre, insieme a disturbi digestivi quali il vomito, disturbi nervosi quali senso di ubriachezza, delirio, allucinazioni, convulsioni. Sono stati registrati numerosi casi di intossicazione umana accidentale, dovute - così parrebbe - alla presenza nella pianta di eterosidi, in particolare ederina , che già in piccole dosi si comporta come un energico vasocostrittore ed emolitico (Lanza et al., 1980; Negri, 1979; Scheidegger & Cherbuliez, 1955). L’utilizzo delle bacche per conseguire effetti psichici parrebbe ostacolato dall’insorgenza di disturbi fisici anche gravi. Ma è pure possibile che gli antichi Greci avessero trovato un modo per ridurre gli effetti tossici. Conosciamo ben poco, o nulla, degli effetti farmacologici dei vini in cui siano stati fatti macerare i frutti dell’edera, così come delle differenze nella composizione chimica delle bacche nei diversi stadi di maturazione.
https://www.samorini.it/doc1/sam/greca.htm

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realGpigeon
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Re: Edera comune psicoattiva?

Messaggio da realGpigeon » mer mar 06, 2019 6:04 am

Edera: l'uso delle foglie nella tosse dei bambini

Forse la specie rampicante sempreverde più utilizzata nei climi temperati, l'edera che abita i nostri boschi e che frequentemente ricopre muri e recinzioni, è fonte di un rimedio utile per contrastare la tosse indicata anche in età pediatrica. Scopriamo come usarla e quali precauzioni prendere.



Botanicamente nota come Hedera helix, la si può trovare allo stato spontaneo nei boschi di buona parte dell'emisfero boreale, comprese ovviamente gran parte delle zone d'Italia, oppure in forma coltivata, comunissima nelle case di campagna per coprire pareti, muri e recinzioni. Appartiene alla famiglia delle Araliaceae, è caratterizzata da foglie grandi, tri- o pentalobate, di colore verde scuro che talvolta può assumere screziature verde più chiaro fino quasi al bianco. Non è raro trovare foglie interamente di colore bianco. Ha portamento lianoso, può crescere strisciante sul terreno oppure abbarbicata a qualsiasi tipo di supporto, grazie alle sue radici avventizie. Il fusto può raggiungere e superare i 20 metri di lunghezza. I fiori sono portati su rami specifici caratterizzati da foglie romboidali, sono insignificanti e compaiono sulla pianta in primavera o autunno. Sono seguiti da frutti sferici di colore nero lucido, raccolti in ombrelle, di cui sono ghiotti gli uccelli.

La parte della pianta da impiegare sono le foglie, da raccogliersi preferibilmente prima dell'epoca di fioritura. Volendo spendere due paroline sulla chimica della pianta, diciamo che le foglie contengono dei principi attivi appartenenti alla classe dei saponosidi triterpenici, sotto forma di glucosidi degli agliconi ederogenina ed ederosaponina-C. Contengono anche minori quantità di altre saponine, oltre a flavonoidi (soprattutto kaempferolo e rutina), fitosteroli e un olio essenziale. Alcuni autori riportano che le foglie contengano l'alcaloide emetina, già presente nei frutti che pertanto hanno azione emetica (inducono il vomito). Tuttavia pare che solo in questi ultimi essa sia presente, come citano anche la monografia ESCOP e come conferma la lista delle piante ammesse negli integratori erboristici (Min.Sal. agg.dicembre 2011) che cita le foglie di edera per la fluidità delle secrezioni bronchiali. Oltre alla monografia ESCOP, le foglie di edera sono anche descritte nella Farmacopea Europea (Eur.Ph.). Dal punto di vista analitico le foglie essiccate devono contenere le tre saponine principali di cui la ederasaponina-C deve essere presente in misura non inferiore al 2,5%.


A livello dell'apparato respiratorio gli studi effettuati hanno dimostrato che le foglie inducono una inibizione della bronco-ostruzione provocata da agenti irritanti. Le saponine hanno azione fluidificante e bechica, calmano lo stimolo della tosse e sciolgono il catarro. Sono quindi consigliate nella tosse grassa, con catarro specialmente se di consistenza densa e viscosa. Può essere un buon coadiuvante nel caso di malattie bronchiali infiammatorie (bronchiti, asma). Alcuni autori francesi del passato (Lauret) ne prescrivono l'uso per trattare la pertosse.

La preparazione della tisana si effettua con mezzo cucchiaio da tavola per ca. 250 ml di acqua (una tazza) fredda. Una volta portata l'acqua all'ebollizione con le foglie dentro, la si toglie dal fuoco e si lascia in infusione 5-10 minuti, avendo cura di coprirla. Passato questo tempo si filtra e si beve, di preferenza a stomaco pieno, dolcificando a piacere. E' consigliata l'assunzione di 1-2 tazze al dì. Nel caso dei bambini si prepara allo stesso modo, salvo poi somministrarne solamente una parte. Per bambini tra i 4 e i 12 anni si consiglia da una tazzina da caffè fino a poco più di mezza tazza alla volta. Per età compresa tra 1 e 3 anni, si va da mezza a una tazzina di caffè della tisana preparata, mentre per bimbi al di sotto di 1 anno si somministra a cucchiaini, sempre tenendo in conto età precisa e peso del bambino.

L'uso di questa pianta va fatto per periodi limitati e con dosaggi non più alti di quanto consigliato, questo perchè ad alto dosaggio e per lunghi periodi di tempo può favorire la comparsa di nausea, vomito, diarrea ed eccitazione. Nel caso dovessero comparire tali sintomi il trattamento va interrotto e si attenderà il normalizzarsi della situazione.
In generale nonostante le note contrastanti che alcuni autori riportano sui possibili effetti indesiderati, diversi studi (Strauss-Grabo et al., 2011, Fazio et al., 2006, Buechi et al., 2005) non lasciano dubbi sulla sua sicurezza.
Di certo non va assunta durante la gravidanza e l'allattamento per mancanza di studi approfonditi volti a stabilirne la sicurezza d'impiego.

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