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da Fohat » dom mag 13, 2018 11:17 pm
==== IL SOGNO CIRCOLARE ====
Cronaca folle di una nottata a base di 22 semi di Datura Stramonium.
Scrivo appena finito un sogno particolarmente pieno di dettagli. Mi ha colpito particolarmente il fatto che è stato un sogno geograficamente 'circolare', ma veniamo al racconto.
Dovevamo fare un viaggio verso una qualche città abbastanza lontana d'Italia o appena fuori dall'Italia. Prendere il treno fino a una città vicina e poi da lì cambiare treno e fare il viaggio lungo fino a destinazione. Io non sapevo quasi nulla del programma, ma seguivo i miei familiari, eravamo tutti insieme per questa breve vacanza del weekend.
Una volta preso il primo treno affollatissimo che porta alla grande stazione di scambio della prima città, ci ritroviamo in un saloon enorme tutto il legno e vetro, una grande sala dove suona musica dei Doors cantata da attrici porno e c'è un'umanità brulicante. Stranamente questo grande e assurdo ambiente dentro ad un treno regionale sembra abbastanza normale a tutti noi, comunque il viaggio non dura molto e quando mi fanno capire che a breve dovremo scendere in questa grande stazione e andare a prendere il treno definitivo, mi dicono di andare in bagno prima di uscire, ma di sbrigarmi.
La sala dove mi trovo è grande e ai lati ha due scale simmetriche che portano al piano di sopra, aperto e visibile da sotto, che è solo un corridoio con decine di porte su ogni parete. Sono i bagni.
Salgo insieme a una fiumana di gente che sale e scende in fretta e furia, i miei parenti mi precedono, fanno pipì in fretta, li vedo uscire, intanto cerco di entrare in un bagno, apro la porta: un cesso minuscolo, basso e senza seggetta, da dentro esce la testa di un nero, una faccia proprio da miserabile e derelitto.
Tutto ciò si intona col saloon e fa molto inizi del Novecento, far west in declino.
Perché sta lì dentro? Ci vive a quanto pare. Non importa, chiudo la porta.
Apro quella accanto, un cinese alto in camicia bianca è incastrato dentro il bagno e cerca di pisciare da non so quanto tempo. Ho fretta, entro con lui e gli chiedo se posso farla, faccio veloce. Acconsente rassegnato, la faccio tutto in obliquo appoggiato a lui mentre il treno dei disperati ci sballotta ovunque nella frenata finale. I rumori ed i fischi aumentano, siamo nella grande stazione.
Finisco di pisciargli tutto addosso e me ne vado mentre mi saluta ringraziandomi della doccia. Sempre più affannato: nel corridoio, in fondo vedo il salone sotto di me e l'entrata a vetri lascia scorgere la stazione fuori. Giù per le scalette, fra la folla del locale e sguizzo via al balzo fuori dalla porta. Bum! Atterro fuori appena in tempo.
Dove sono i miei familiari? Si sono avviati, hanno un minuto di vantaggio, li vedo che attraversano la strada ad un incrocio gigantesco appena fuori dalla stazione in questa città così grande che tuttavia deve trovarsi vicino alla mia perché il viaggio sul treno regionale fino qui è durato circa 40 minuti...
Li vedo da lontano e mi tuffo a corsa talmente forte che scatto un salto, il semaforo diventa rosso, atterro col piede su una macchina in corsa, spingo, mi alzo ancora di più e tutto rallenta: sto volando! Sto volando e quasi non me ne accorgo perché lo sto facendo in un modo che ho sempre sognato da bambino, sto facendo un singolo balzo potentissimo in cui, apro le braccia, prendo vento e vengo trascinato ancora avanti e più su. Un po' come quando un rapace vola in 'spirito santo' e si muove rimanendo immobile ad ali spiegate.
Una sensazione bellissima di potere, ma vedo loro che continuano ad allontanarsi e io sto salendo in alto ma solo lentamente sto attraversando la strada, mentre dalle macchine la gente mi guarda esterrefatta spiccare un balzo di 40 metri nella piazza più affollata della città.
Finalmente riatterro dall'altra parte del viale e riprendo a correre.
Giro in una piccola via alberata che esce finalmente dalla piazza a sinistra. Eccoli!
Tre passi a corsa. No, mi vengono incontro. Non sono loro, sono tutte ragazze e un ragazzo (alcune le riconosco, comunque hanno un aspetto diverso dal solito).
Possibile che non li abbiano visti passare?
Dicono di no.
Ridono di me e del mio aspetto sconvolto dalla corsa. Mi rassegno che non li troverò, nessuno mi chiama al cellulare e per qualche motivo io non posso farlo.
Il ragazzo della compagnia, fidanzato di una di loro, è l'unico serio e disponibile. Mi spiega dove siamo e che mi conviene tornare a --- da mio padre (che non era partito con tutti noi), tanto basta riprendere il treno indietro per 40 minuti.
Va bene, è l'unica soluzione, visto che non riuscirò a ritrovare la mia famiglia. Allora li seguo in un autobus che ci porta per strade ombrose fino ad un luogo non ben identificato di cui ricordo solo questo: c'era un vagone solitario che puntava sulla pianura e verso la mia città, che in lontananza si vedeva. Ero vicino tutto sommato. Ricordo solo la sommità del vagone, dove abbiamo passato il viaggio di ritorno. Per qualche motivo era inclinata di quasi 45 gradi, come fosse la prua di una nave che si rialza.
Sì, ecco, sembrava il terrazzo aperto di un traghetto. Ed era anche poco affollato e popolato di gente normale che può prendere un traghetto. Eppure doveva essere lo stesso treno del 'saloon'...
Infine torno a casa, non ricordo bene l'ultima parte del viaggio, ma mi vedo in casa di mio padre. Ormai il sogno è durato molto e ho visto talmente tante cose strane e incongruenze (geografiche per esempio) che ho capito che si tratta di un sogno e non di una cosa reale; e così, a poco a poco, mi sveglio nel mio letto conscio di aver sognato.
Appena mio padre entra in camera non resisto a raccontargli tutto il sogno circolare che mi ha riportato infine qui dove mi sono svegliato!
Parlo a raffica per non dimenticare niente e racconto tutto come l'ho scritto qui. Poi a un certo punto nella foga del narrare, gli occhi chiusi nel tentativo di rievocare questo sogno incredibile così ben strutturato, sento mio padre silenzioso.
Allora mi giro verso di lui, apro gli occhi e...
Lui non c'è. Non c'è mai stato.
A questo punto mi sveglio per davvero. Mi precipito a scrivere.
"Non esiste un'esperienza psichedelica, ma esiste ciò che noi integriamo di essa."
Tutto ciò che scrivo è inventato o sognato.