Prendo 3 g di peganum harmala, li polverizzo al meglio col mortaio in marmo. Metto la polvere in un bicchiere, aggiungo il succo di un limone. Copro con un panno, me ne dimentico e lascio a macerare per 3 giorni al buio e a temperatura ambiente.
Poi metto 5 g di Mimosa Hostilis (potentissima) già polverizzata in una pentola inox, con 1 Lt di acqua filtrata. Niente aceto né acido ascorbico, fuoco dolce, lascio sobbollire per 30 minuti. Metto da parte il liquido filtrando grezzamente, con un normale colino. Strizzo e rimetto sul fuoco con 1 altro litro d'acqua. Di nuovo 30 minuti. Metto da parte di nuovo strizzando. Terza cottura, stavolta con 1 cucchiaio di aceto e a fuoco vivace, bollitura semi-movimentata. 30 min. Filtro. Dopo 90 min ho circa 2,5 litri in totale, lascio riposare la notte. La mattina dopo filtro con una pezza e riduco, 4 ore su fiamma minima al minimo (quella da caffettiera, per intenderci), fino ad ottenere 45 ml di decotto terroso e grasso. Recupero semi di ruta e limone, il liquido è marrone scuro. Butto giù in un sorso, smorzo il sapore speziato della ruta con un goccio d'acqua. Aspetto 15 minuti e bevo anche la mimosa. Deliziosa come al solito. L'assunzione è pensata per non essere pesante, per essere condotta ad occhi aperti e magari uscire a piedi. Il dosaggio è basso (l'aggettivo basso è soggettivo, va adattato in base alla propria esperienza), non voglio catarsi, voglio l'uso del corpo. L'esatto contrario dell'ayahuasca insomma. Nessun contesto cerimoniale. Mente aperta, mi dico. Niente rapé, niente kambo.
Mangio un cubetto di mollica di pane raffermo per attivare lo stomaco, mi accendo una sigaretta. Passano 10 minuti e i muri si sciolgono, il quadro in salotto è in morphing pesante. Chiudo gli occhi per verificare la situazione: frattali magenta morbidissimi. Fa freddo, nausea zero, tutto piacevole. La classica sbornia da ruta, il fischio nelle orecchie, potentissimo, tipico di Dimitri. Metto su un vinile di Bohren & der Club of Gore e mi schianto sul divano, il sole in faccia e il gatto che nel frattempo si accovaccia sulla spalla. Mi sforzo di tenere gli occhi aperti: la giostra della vita fuori la finestra. Tutto è di ghiaccio, viola e magenta. Le farfalle diventano pupazzi, la vicina che stende i panni pare un cammello rosso. Il riverbero della luce sul vetro della finestra crea texture pazzesche, micromondi popolati da pensieri colorati. Intuizioni potentissime, parlo da solo. Faccio domande e mi do le risposte. Guardo l'ora, sono le 14:30. I muri si sciolgono ancora. Esco e vado in spiaggia, è tutto blu. Mi sdraio sulla sabbia, ci sono solo io e i gabbiani. Mente vuota, fisso l'infinito. Una pace assoluta, accettazione di tutto. Alle 16:30 atterro, inizio a sentire freddo e me ne torno a casa.
Splendido, come al solito.
