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da era » gio feb 28, 2019 10:35 am
Descritte le prime procedure focalizzerò su una cosa fondamentale: la regolazione del fuoco o della temperatura. E' importante cercare di trovare un giusto accordo tra sostanze chimiche e pianta, bollendo si porta a gradi alti, congelando a gradi bassi. Ciò dovrebbe influire sulle sensazioni e sulle coordinate nelle quali si viene proiettati.
Recentemente ho provato a introdurre un fattore negativo (negativo come valore 'matematico') nella progettazione della dmt: l'ascesa.
Non è detto che si debba sempre volare, si può anche scendere nei sotterranei della Terra, ove si possono incontrare creature, entità che non si sono allontanate dal pianeta o che lo fanno, però la loro dimora è terrestre, ignea. Supponendo che la materialità è avvolta da una cinta inespugnabile di fuoco, il fuoco è presente nel centro del nostro pianeta , sul Sole ecc... però questo è un argomento da trattare successivamente, dato che desidero focalizzare sulla pratica dell'introdurre dati primari alla molecola.
Riprendendo l'esempio della prima fase (uno dei tanti esempi possibili), utilizzando diidrossido di Calcio, che è più buono se prodotto andando alla ricerca di una pietra, fatta di carbonato di Calcio più puro possibile e poi calcinata a 940-960°C per 10 ore, si ottiene ossido di Calcio che in proporzioni variabili, unito all'acqua, reagirà originando calore. Se ben dosati, acqua e Calcio portano la miscela a circa 80-90 gradi, ottendendo un 'latte di calce' particolarmente attivo nei confronti delle componenti presenti nell'Holcus. Forse tale associazione si dimostra perfetta, perchè l'Holcus predilige il terreno calcareo. In base alla temperatura raggiunta e al tempo di estrazione, solitamente 24 ore, si dividono le due parti: la parte liquida, giallognola o giallo-arancione (dipende se indoor o outdoor), e la parte solida. Il residuo di Calcio porta in sè ciò che per il momento può essere tralasciato (per fare un esempio, collezzionando i residui e filtrandoli, ho verniciato le pareti della stanza, che restano di color giallo tenue per mesi, diventando sempre più bianche // ovviamente pitturare con la calce non è semplice, perciò all'idrossido acquoso vanno aggiunti tenori inferiori di silicato di Sodio e acido Borico. Tale pittura risulta assorbente nei confronti dei corpuscoli veloci presenti nell'aria (mossi dai campi elettro-magnetici), nei confronti delle 'particelle' alfa (nuclei di elio,) e diffonde un odore caratteristico che si potrebbe associare al termine tedesco Wolliges Honiggras, derivante da Honig = miele).
Lo stesso estratto acquoso che viene preso in considerazione per ottenere il residuo secco, ha odore di miele. Più è simile al miele, più buono è.
Essiccando, come già descritto, l'estratto acquoso, si può puntare su un'essicazione rapida, a temperature verso i cento gradi (perdendo parte della materia interessante), oppure ad un'essicazione lentissima, in un posto buio e fresco. Queste due varianti daranno imprinting differenti che porteranno a concetti, visioni, sogni lucidi proiettati in coordinate differenti. Per poter notare ciò è stato necessario sperimentare per anni, però senza qualcuno che fornisca dati, è ovvio che i tempi sono lunghi.
La variante più neutra è quella di essiccare il liquido a temperatura ambiente; in base alla stagione si ottengono differenti sfumature. Per non rischiare di trattenere troppe sostanze poco 'digeribili' dalla mente e dal corpo, è meglio ripetere le operazioni di idratazione e disidratazione più volte: tre, quattro, cinque, otto, quanto pare opportuno. Se ogni operazione risulta simile o uguale alla precedente, si ottiente una dmt che risulta invariabile, trasferendo il concetto di invariabilità al prorpio io.
Il prodotto, essendo ricco in molecole sciolte di idrossido, non marcisce (altro imprinting che si trasferisce all'utilizzatore) e quindi non si mette a puzzare. Più quell'odore di miele diventa raffinato, meglio è. Farsi guidare dal proprio olfatto, dalla propria vista porta a risvegliare i propri istiniti, caratteristici dei nostri predecessori, dato che senza questi istinti saremmo già estinti.
Da una prima estrazione da pianta ad acqua, con la regolazione a circa 80 gradi, si passa quindi a quella ambiente, per poi passare all'estrazione con alcool 96° o alcool 70° o 100° : ogni variante estrae una differente frazione di sostanze. Più l'alcool e puro (si utilizza soltanto quello alimentare comprato sotto etichetta 'alcol puro per liquori e simili - supermercato, farmacia ecc..., se non si hanno i mezzi per produrlo purissimo), più si punta alla sola dmt, che è più semplice da utilizzare (la dmt a frequenza nulla non è identificabile con strumenti da laboratorio). L'estrazione con alcool viene successivamente influenzata dalla temperatura che porterà il prodotto a 'registrare' delle caratteristiche che non potrò descrivere, ma che possono essere immaginate. Quindi se riscaldiamo il tutto in un contenitore di borosilicato (pyrex) o in un pentolino di ferro non smaltato, richiameremo una partenza caratteristica impressa dagli elementi utilizzati: Ferro, Bosro, Silicio, Ossigeno, ecc... Quindi se riscaldare il residuo secco unito all'alcool (mescolando non stop (dipende se in senso orario o antiorario, se dall'alto verso il basso // i nostri occhi vedono ciò, quindi influiamo con la nostra mente, dato che il potere 'assorbente' della sostanza ancora neutra è impressionante) a 30°C, a 60°C o max 77°C (quest'ultima vuol dire velocità, anche nel mescolare inizialmente, poi quando l'alcool bolle, non serve più mescolare), è un vero quesito per il quale la risposta è : semplicità. Non pensare troppo ne troppo poco, essere se stessi e provare, poichè utilizziamo l'estratto chimico sì, ma di una pianta che vista come entità, dovrebbe pur darci un'aiutino, se meritiamo.
Come sempre aggiungerò che mi limito a descrivere ciò che ho provato e chiunque fosse interessato, sappia che vige il libero arbitrio e quindi deve essere consapevole di ciò che fà. Perciò declino qualsiasi responsabilità per eventuale difetto che potrebbe presentarsi nel curiosare o voler ottenere ciò che la natura fornisce su un piattino d'argento.
Non ho tempo.